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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2011 alle ore 06:40.

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I pirati somali mettono a segno un altro arrembaggio ai danni di una nave italiana. Ieri all'alba la motonave da 56mila tonnellate Montecristo è stata attaccata a 620 miglia dalle coste somale da cinque pirati a bordo di un barchino. L'allarme è stato lanciato dal comandante della nave, il veneziano Diego Scussat, come ha reso noto la società armatrice D'Alesio Group di Livorno e da allora si sono interrotte le comunicazioni. Il prolungato silenzio sembra indicare che la nave sia in mano ai pirati anche se non si può escludere che l'equipaggio sia riuscito a barricarsi nell'area blindata della nave in attesa dei soccorsi. A bordo della Montecristo ci sono 23 uomini d'equipaggio: sei ucraini, dieci indiani e sette italiani: il comandante, due ufficiali e quattro addetti alla sicurezza disarmati.
L'attacco è stato portato a termine grazie a una nave-madre utilizzata dai pirati per trasportare i barchini. La Montecristo, costruita nei cantieri sudcoreani Hyundai e in servizio da giugno, stava trasportando materiali ferrosi da Liverpool al Vietrnam e aveva attraversato il Golfo di Aden scortata da una nave da guerra giapponese. I pirati quindi incrociano con le navi-madre a Est dell'area dove terminano le scorte delle flotte internazionali per condurre gli arrembaggi con minori rischi. La Task force 508 dell'operazione della Nato "United Shield" ha inviato una nave da guerra verso la Montecristo, ora probabilmente diretta verso una "tortuga" lungo la costa somala, ma anche la missione navale europea "Atalanta" ha mobilitato imbarcazioni e aerei per localizzare il mercantile.
La flotta alleata è guidata dal contrammiraglio italiano Gualtiero Mattesi sul cacciatorpediniere "Andrea Doria" ma le possibilità che venga tentato un blitz sono remote. Le regole d'ingaggio adottate dalle flotte di Nato e Ue sono molto blande e spesso non consentono neppure l'arresto dei pirati, mentre il Governo italiano ha sempre evitato il ricorso alla forza per non mettere a rischio la vita degli ostaggi. Salgono così a tre le navi italiane in mano ai pirati e a 18 i connazionali in ostaggio. L'8 febbraio venne catturata la petroliera "Savina Caylyn" con un equipaggio di 5 italiani e 17 indiani e il 21 aprile è stato abbordato il mercantile "Rosalia D'amato" con a bordo 6 italiani e 15 filippini. Navi per le quali sono in corso da tempo trattative per riscatti indicati da alcune indiscrezioni superiori ai 10 milioni di dollari, mentre gli equipaggi subiscono violenze e privazioni.
I pirati somali sono sempre più aggressivi e il 7 settembre hanno colpito con raffiche di mitragliatrice un elicottero EH-101 del "Doria", in volo sulla zona meridionale di Chisimaio. Il sequestro arriva alla vigilia della firma dell'accordo tra i ministeri della Difesa e dei Trasporti, oggi a Roma, che consentirà agli armatori di usufruire nelle aree a rischio dei servizi di scorta offerti (a pagamento) dai fucilieri della Marina e da guardie private armate. Una norma attesa da anni e approvata in luglio nel decreto che ha rifinanziato le missioni all'estero ma che comincerà a essere operativa solo tra alcune settimane. Troppo tardi per la Montecristo e il suo equipaggio.
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