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Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2011 alle ore 08:06.

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I deputati radicali saranno in Aula alla Camera durante le comunicazioni del premier Silvio Berlusconi, malgrado tutta l'opposizione farà l'Aventino. «Saremo presenti - si legge in una nota - per rispetto del ruolo istituzionale del presidente del Consiglio». (Ansa)

Raccontano che il Pd abbia voluto aspettare le scelte di Pier Ferdinando Casini prima di dare il via a un 'Aventino' contro Berlusconi. Una necessità dovuta all'esigenza ‐ espressa da gran parte dei Democratici ‐ di riequilibrare l'asse del partito verso il centro e non restare schiacciati solo sulla foto di Vasto, ossia sull'asse Di Pietro-Vendola.

Per la verità anche Pierluigi Bersani alla riunione del gruppo si era espresso per un Aventino 'soft'. Per uno strappo ‐ cioè ‐ che prevedesse l'abbandono dell'Aula e la non partecipazione al dibattito ma che invece includesse il voto di sfiducia. Prima di dettare la linea ha atteso, però, di sondare il Quirinale e poi aspettare l'esito della riunione dell'Udc. Casini ha fatto un rapido giro di opinioni di tutti i parlamentari del suo gruppo prima di esprimere la sua opinione e, a fronte di una larga maggioranza favorevole a lasciare l'Aula, ha dato il suo placet all'operazione con le altre opposizioni.

Quello che accadrà in concreto è questo: Silvio Berlusconi questa mattina entrerà in un'Aula di Montecitorio vuota per metà. Tutti i deputati dell'opposizione, dal Pd all'Idv a Udc-Fli-Api, non si faranno trovare ai banchi dell'opposizione e il premier parlerà solo ai 'suoi'. Quasi 300 assenze che si sentiranno anche nella fase del dibattito alla quale non parteciperà l'opposizione che rientrerà in scena solo nel momento clou del voto di fiducia. «Lo lasceremo parlare da solo», diceva Bersani «ma voteremo la sfiducia perché non vogliamo dare alibi». Su questa linea Dario Franceschini aveva avuto il mandato del segretario a trattare con le altre opposizioni e alla fine l'intesa è stata fatta. Con grande irritazione ‐ sembra ‐ proprio di Berlusconi che avrebbe perfino chiesto ai suoi la possibilità di occupare i banchi lasciati vuoti dall'opposizione. Il problema del premier, infatti, saranno le telecamere.

«L'effetto mediatico sarà forte. Il colpo d'occhio darà immediatamente la percezione di un premier che ormai parla solo alle sue truppe in un discorso autoreferenziale e sempre identico. E rifletterà l'immagine di una maggioranza che sostiene un Governo immobile che non decide». Così parlava Paolo Gentiloni, deputato del Pd ed ex ministro, prima del comunicato congiunto che spiega la scelta dell'Aventino proprio come un attacco allo stallo prodotto dal Governo Berlusconi. «Abbiamo concordato iniziative comuni in modo che il passaggio parlamentare di oggi non venga vissuto come un passaggio qualsiasi», diceva il capogruppo del Pd, Dario Franceschini. Poco dopo esce il comunicato congiunto di tutte le opposizioni che lasceranno l'Aula per non «essere complici di una situazione ormai intollerabile ma il rispetto per le istituzioni repubblicane e per il Parlamento ci impone di votare la sfiducia al Governo». In fondo al testo sottoscritto da tutti c'è il punto politico: «Siamo guidati da un Governo incapace di dare risposte alle questioni economiche ed istituzionali. E la bocciatura del rendiconto dello Stato configura un'inedita situazione che nella storia della Repubblica si era risolta solo con le dimissioni dei presidenti del Consiglio».

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