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Questo articolo è stato pubblicato il 12 ottobre 2011 alle ore 06:40.

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Il procuratore di Napoli, Giovandomenico Lepore, accusa: «Vogliono delegittimarci». E sottolinea: «Stiamo subendo attacchi concentrici, ingiustamente anche perchè non abbiamo più l'inchiesta madre». Quella che ipotizza un'estorsione intentata da Giampaolo Tarantini e Valter Lavitola contro Silvio Berlusconi. La politica mette al centro della polemica la decisione del ministro di Grazia e Giustizia, Nitto Palma, di inviare gli ispettori a Napoli e a Bari. Antonio Di Pietro (Idv) parla di «un colpo aberrante allo Stato di diritto» perché sarebbe un'iniziativa per «intimidire» i magistrati delle due città meridionali «solo» perchè stanno indagando sul premier.

Gli ispettori dovrebbero arrivare a Napoli già all'inizio della prossima settimana mentre il loro capo, Arcibaldo Miller - il suo nome, ha ricordato il Pd, compare nelle carte delle inchieste sulla P3 e sulla P4 - rischia di dover lasciare il suo posto: il Csm sta valutando se ci sono i margini per la revoca del collocamento fuori ruolo. Un'iniziativa criticata dal Pdl, che la definisce una «dichiarazione di guerra al ministro della Giustizia». Sono quattro le questioni di cui dovranno occuparsi a Napoli gli ispettori, come ha spiegato alla Camera il sottosegretario alla Giustizia Elisabetta Alberti Casellati. La fuga di notizie con la pubblicazione di intercettazioni e atti ancora coperti dal segreto; la violazione del diritto di difesa di uno dei legali di Tarantini, Nicola Quaranta; la citazione a comparire del premier Berlusconi come persona informata sui fatti; la «singolarità delle circostanze addotte dalla procura di Napoli» sulla propria competenza territoriale a indagare, esclusa invece dai giudici che hanno trasferito l'inchiesta in parte a Bari e in parte a Roma.

Lepore, in realtà, non critica la decisione di Palma: «Io ho sempre detto gli ispettori ben vengano». Poi, però, il procuratore stigmatizza un'altra fuga di notizie, quella del settimanale Panorama che anticipò la richiesta - atto segreto - di misure cautelari al gip, una rivelazione «che ha pregiudicato notevolmente le indagini e ha consentito a uno degli indagati (Valter Lavitola, n.d.r.) di rimanere all'estero e non venire in Italia. Su questo - si rammarica il magistrato - non si è mai chiesto al ministro di fare un'ispezione». Al Csm, poi, tre pubblici ministeri di Bari hanno negato ogni ritardo nelle indagini sulle escort che Gianpaolo Tarantini ha portato nelle residenze di Berlusconi tra il 2008 e il 2009. L'audizione di Eugenia Pontassuglia, Renato Nitti e Ciro Angelillis riguarda l'istruttoria sul procuratore di Bari Antonio Laudati, accusato dall'ex sostituto del suo ufficio, Giuseppe Scelsi, di aver ritardato la conclusione delle indagini. I tre pm hanno ricordato che in nessuna occasione Scelsi si è mai lamentato con loro sui tempi di trattazione del fascicolo e hanno sostenuto che ciò risulta anche dai verbali delle riunioni di coordinamento che Scelsi ha tenuto con i suoi tre colleghi con i quali ha sempre condiviso ogni scelta investigativa. E ieri al Consiglio superiore della magistratura è stato ascoltato il procuratore di Brindisi, Marco Dinapoli - fino al settembre 2009 procuratore aggiunto a Bari - i due attuali procuratori aggiunti, Pasquale Drago e Anna Maria Tosto, e il presidente dell'ufficio gip-gup del tribunale di Bari, Antonio Lovecchio.

È poi finito sotto processo disciplinare al Csm il pm di Trani, Michele Ruggiero, che avviò l'inchiesta - poi trasmessa a Roma dove in parte è ancora pendente - che riguarda le presunte pressioni di Berlusconi sul commissario Agcom Giancarlo Innocenzi, per la chiusura della trasmissione Annozero. Il magistrato fu oggetto di un'ispezione fonte di polemiche perchè disposta dall'allora guardasigilli Angelino Alfano dopo la pubblicazione sul «Fatto quotidiano» della notizia e del contenuto di alcune intercettazioni in cui il premier, conversando con Innocenzi e il direttore del Tg1 Minzolini, manifestava la sua intolleranza per la trasmissione di Santoro.Davanti alla sezione disciplinare di Palazzo dei marescialli Ruggiero deve rispondere dell'accusa di non aver informato nè prima nè subito dopo il procuratore Carlo Maria Capristo dell'iscrizione del premier, di Innocenzi e del direttore del Tg1 Augusto Minzolini nel registro degli indagati. (M. Lud.)

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