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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2011 alle ore 08:07.

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La notizia di un patto siglato la scorsa notte a tra Berlusconi e Bossi per andare al voto nella primavera 2012 circola insistentemente e con molta apprensione nel giro stretto dei leghisti. A molti padani appare molto plausibile la possibilità che il Cavaliere e il Senatur abbiano stretto un'intesa per elezioni anticipate visto che entrambi potrebbero giovarne sia blindando la loro leadership anche per la prossima legislatura sia perchè sarebbero ancora padroni assoluti nei loro partiti decidendo chi mettere in lista e chi no. Ecco la ragione di tanta apprensione tra i deputati del Carroccio in larga parte schierati con Roberto Maroni ‐ e quindi preoccupati dall'essere fatti fuori ‐ che lo hanno seguito negli ultimi passaggi più caldi: ossia nel tentativo ‐ fallito ‐ di cambiare il capogruppo alla Camera (Marco Reguzzoni) e sul congresso di Varese dove Bossi ha 'nominato' un uomo proprio di Reguzzoni incassando i fischi dei militanti.

In sostanza, un'accelerazione verso il voto porterebbe come prima conseguenza un'accelerazione verso la resa dei conti interna. E l'interesse potrebbe essere proprio gli uomini più vicini a Bossi, quelli del cerchio magico di Rosi Mauro e Reguzzoni, che finora hanno dimostrato di avere grande influenza sul Capo. E dunque potrebbero avere la stessa influenza anche nella decisione delle liste elettorali, su chi ricandidare e chi lasciare a casa. Potrebbe essere quello lo strumento decisivo per stabilire equilibri nel partito o per effettuare (in entrambi i fronti) eventuali 'repulisti'.

Il punto è che rispetto al 2008 si giocerebbe una partita su numeri più ristretti per l'ingresso in Parlamento ‐ a causa di consensi in discesa, come pronosticano alcuni sondaggi ‐ e soprattutto ci si andrebbe nel pieno di una guerra interna che più di tre anni fa non c'era. Tant'è che le liste elettorali furono compilate da un gruppo ristretto di dirigenti tra cui c'era Giancarlo Giorgetti come segretario della Lega Lombarda, Roberto Cota per il Piemonte, Roberto Calderoli e Gian Paolo Gobbo per il Veneto. Tanto per capire le differenze rispetto a oggi, Roberto Maroni nel 2008 non aveva il seguito attuale ed entrò assai poco nella partita liste (se non per una decina di nomi) così come Reguzzoni che ebbe margini più risretti di quelli che invece potrebbe avere ora. Adesso siamo a un panorama politico interno al Carroccio assai cambiato.

Se a decidere fossero i territori sarebbero tante le battaglie da combattere. In Lombardia, per esempio, si parla già di un congresso della Lega lombarda proprio per mettere in discussione Giorgetti (vicino a Maroni) e liberare quella posizione a vantaggio dei 'cerchisti'. Ma un protagonista sarebbe anche Roberto Calderoli che sta giocando una partita sua. «Lui e Maroni sono i probabili successori a Bossi», ha detto a Radio 24 l'europarlamentare Roberto Speroni che tra l'altro è il suocero di Reguzzoni. E anche in Veneto i tempi sono cambiati e Gian Paolo Gobbo oggi dovrebbe vedersela con il popolare sindaco di Verona, Flavio Tosi, molto vicino a Maroni. Più tranquilla la situazione in Piemonte dove domina Roberto Cota, piuttosto distante dal cerchio magico mentre in Emilia e Liguria Rosi Mauro (cerchio) è legato federale (una sorta di commissario) così come in Toscana c'è Gianni Fava ‐ vicino a Maroni ‐ mentre il segretario della Romagna è un altro fedelissimo del ministro dell'Interno, Gianluca Pini. Insomma questa è la geografia interna che potrebbe condizionare le liste ma nella Lega conta ciò che decide Bossi. E oggi il Senatur appare più vicino che mai a Marco Reguzzoni e Rosi Mauro. E i fedelissimi di Maroni tremano.

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