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Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2011 alle ore 12:58.
![Paolo Pizzo (LaPresse)](http://i.res.24o.it/images2010/SoleOnLine5/_Immagini/Notizie/Sport/2011/10/paolo-pizzo-lapresse258.jpg?uuid=2a75cb34-f588-11e0-9433-a43a932ee054)
Sul gradino più alto del podio per la prima volta a 28 anni. E per di più di fronte agli amici di una vita e alla sua famiglia. Per Paolo Pizzo ieri è stato un giorno indimenticabile. Ai Mondiali di scherma in corso a Catania, lui, catanese doc, specialista della spada che in carriera aveva raccolto finora pochissimo (soprattutto a livello internazionale), non partiva sicuramente con i favori del pronostico.
E invece, per quei disegni indecifrabili del destino, che a volte riservano fortunatamente anche piacevoli novità, ecco la sopresa che non ti aspetti. Pizzo campione del mondo della spada a dieci anni di distanza dall'ultimo trionfo italiano.
Ha battuto in finale, al termine di una gara tiratissima, l'olandese Verwijlen. Una gioia grande così che si somma a quelle, altrettanto significative, che hanno seguito il doppio oro della Vezzali e di Montano. A Catania, l'Italia della scherma si sta scoprendo fortissima. Al di là delle più ottimistiche previsioni della vigilia.
Pizzo ha dimostrato di essere un campione. È vero, non ha lo stile cristallino che viene riconosciuto ai grandi della storia della disciplina, però il suo modo un po' goffo di battagliare sulla pedana gli ha permesso di tagliare il traguardo che vale una carriera. Pare che sia riuscito a rendere utile ed efficace la sua manovra grazie ai preziosissimi insegnamenti del maestro russo Pouzanov, che lo segue dal 2007. Personaggio da romanzo popolare, questo Pouzanov, che oltre ad essere un ottimo educatore sulla pedana, pare abbia anche grandi qualità come coltivatore di anime. Per capirci, si dice che per rilassarsi vada nei boschi a lanciare coltelli. Che ci volete fare, ognuno ha il suo metodo per scaricare lo stress.
«Voleva arrivare, non solo essere una comparsa», ha detto poco dopo il trionfo dello schermidore catanese il commissario tecnico della Nazionale italiana Sandro Cuomo, ex grandissimo della spada. Perché gli sforzi di una vita prima o poi vengono sempre ripagati. Soprattutto, se ad essi si accompagna una voglia di mettere definitivamente da parte il ricordo di un'esperienza dolorosissima che ha segnato profondamente un periodo importante dell'esistenza. Già, perché Pozzi era un campione prima ancora di salire sul podio. La sua sfida, quella contro un tumore che lo colpì alla testa quando aveva 13 anni, l'aveva già vinta. Con l'impegno di chi ha visto il baratro e non vuole più perdere tempo.
I dottori che lo avevano in cura gli avevano detto che avrebbe dovuto abbandonare lo sport, definitivamente. Ma lui non ha dato retta ai consigli, rischiando sulla sua pelle di far precipitare una situazione già piuttosto complicata. «Avevo scelto la scherma, più che il calcio o il volley, perché volevo provarmi in uno sport individuale», ha detto l'atleta catanese. «Ho continuato, poi sono venuti altri infortuni e intoppi. Sono arrivato fin qui benché la Federazione mi abbia sostenuto poco: per pagarmi i viaggi in Coppa del Mondo dovevo farmi prestare i soldi dall'Aeronautica Militare. Questa è la prima volta in cui ho avuto il posto indiscusso e inamovibile e il risultato si è visto». Il sassolino nella scarpa che è diventato macigno col passare del tempo e che oggi può finalmente essere messo da parte. Alla cortese attenzione di chi, finora, aveva creduto poco in lui.
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