Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 16 ottobre 2011 alle ore 08:11.

My24

Scene di guerriglia urbana, un nuovo G8 di Genova ma a Roma. E il morto non c'è stato quasi per miracolo. La manifestazione degli indignados, temuta da mesi al Viminale, si è trasformata in una battaglia estenuante in piazza San Giovanni, via Cavour, via Labicana e viale Manzoni tra forze di polizia e violenti di ogni genere.

Sono antagonisti, No tav, il cartello "Roma Bene Comune", alcune centri sociali che accolgono frange eversive o quantomeno gente senza timori di scontrarsi. Il corteo che parte da piazza della Repubblica riempie forse 100mila persone: tanti, la gestione dell'ordine pubblico si fa così critica, quando si moltiplicano a vista d'occhio gli incappucciati, impropriamente definiti black bloc (di quelli veri non ce n'era neanche uno). Le prime devastazioni in un supermercato in via Cavour avvengono già un'ora e mezzo dall'inizio della sfilata. Poi è un crescendo minaccioso e incessante.

Macchine incendiate, la prima, la seconda, la terza. Arrivano la distruzione di bancomat e vetrine di filiali bancarie: era previsto, ma si sperava che non accadesse. L'aggressione arriva fin dentro le chiese, come quella di san Marcellino e Pietro, profanata con una statua della Madonna frantumata. Gli indignados pacifici si muovono a fatica e in poco tempo capiscono che la loro manifestazione è fallita, anzi finita. Sul palco e sotto i riflettori di tutto il mondo ci gli altri, con passamontagna, mazze, pietre, chiavi inglesi, martelli. Provano a isolarli, ma i violenti neanche se ne curano: sono ormai i protagonisti. E sono tanti.

Centinaia, come minimo. Fanno le loro scorribande per piazza San Giovanni, tentano di scagliare le transenne metalliche, estrarre cartelli stradali. Minacciano i mezzi delle forze di polizia, provano a scontrarsi.
La reazione decisa dalla Questura è misurata ma calcolata: cariche di alleggerimento, si cerca soprattutto di difendersi, di evitare a tutti i costi lo scontro fisico: sarebbe pericolosissimo. Gente per strada applaude agli uomini in divisa, persino quando decide di usare gli idranti.

Poi, alle 18.15, la scena più agghiacciante. Un centinaio di ragazzi armati di bastoni si avvicina a più riprese contro un gruppo di furgoni dei Carabinieri. I mezzi vanno indietro, avanzano e poi ancora arretrano. Ma uno di loro sbaglia manovra, è questione di attimi, si trova isolato. In pochi secondi è accerchiato da venti, trenta uomini che colpiscono il blindato: senza sosta, senza pietà, senza controllo. Chi può vedere in diretta le riprese filmate dall'elicottero della Polizia di Stato rimane atterrito. Da un momento all'altro può accadere il peggio. Torna in mente come un incubo a scena del G8 di Genova, quando in piazza Alimonda il carabiniere Mario Placanica, terrorizzato, dentro un mezzo simile a quello di ieri circondato dai manifestanti sparò e uccise Mauro Giuliani.

Stavolta i due militari dell'Arma riescono ad avere il coraggio di uscire dal mezzo e scappare di corsa. Non sono inseguiti ma il furgone viene prima distrutto e poi, incendiato, arde come una torcia. Sul piano simbolico gli eversivi hanno già vinto: quel blindato dei carabinieri in fiamme è lo scalpo da esibire in tutta Italia, anzi tra gli eversivi del resto del mondo. Del resto non ci sono infiltrati provenienti dall'estero: è tutta violenza italiana, molta romana.

Esperta e organizzata, si muove con geometrie variabili, sa che Polizia e carabinieri stanno in difesa, scompare e riappare in gruppi diversi, più piccoli o più grandi. L'elenco degli scontri sembra interminabile e forse nessuno si aspettava così tanta violenza. A un certo punto un gruppo di manifestanti pacifici ha deciso di isolare e "catturare" alcuni violenti feriti e portati poi in ospedale. In via Labicana è stato dato alle fiamme un ex deposito militare con annessa un'abitazione privata. Nell'incendio - ha riferito il ministro della Difesa Ignazio La Russa - un generale in pensione ha rischiato di morire bruciato vivo e si è salvato solo perché alcuni vicini lo hanno aiutato a fuggire, insieme alla moglie, con una scala dalla finestra. Un 60enne che in via Cavour tenta di fermare un lancio di bottiglie contro i vigili del fuoco intenti a domare un rogo viene aggredito e ferito lievemente al volto. Viene lanciata una bomba carta contro l'ex sede dell'Agenzia delle entrate a via Labicana. Poi è occupata e devastata in via Labicana la sede di Manpower, agenzia di lavoro interinale.

Tra viale Manzoni e via Emanuele Filiberto il manto stradale in certi punti è stato sventrato per prendere i sampietrini e trasformarli in proiettili micidiali. Si riesce va evitare, per fortuna, un tentativo di incendio vicino a una pompa di benzina. Ma le fiamme salgono alte in molti punti della zona di San Giovanni. La Digos alla fine sequestra 10 bottiglie incendiarie, bastoni, spranghe. Ci sono venti fermati, di cui 12 arrestati, compresi ragazzi di Bari, trento, Brindisi, Varese e Napoli. Ci sono 70 feriti, di cui tre gravi, circa una ventina tra le forze dell'ordine. Un militante di Sinistra ecologia e libertà di 52 anni perderà tre dita per lo scoppio di un petardo.

Shopping24

Dai nostri archivi