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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2011 alle ore 06:37.

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Sarà la bacchetta di Claudio Abbado, alla direzione dell'orchestra Mozart, a chiudere domani all'Alte Oper di Francoforte le celebrazioni di commiato di Jean-Claude Trichet, alla fine del suo mandato di otto anni alla presidenza della Banca centrale europea. Per una singolare coincidenza, il concerto segna anche l'inizio delle giornate della cultura italiana alla Bce, che si svilupperanno proprio a cavallo dell'assunzione della presidenza da parte di Mario Draghi il 1° novembre.
Ma domani le luci della ribalta saranno ancora su Trichet. Il suo ultimo atto alla guida dell'istituto di Francoforte lo ha visto costretto a difendere, anche con toni insolitamente accesi per un grand commis di natura misurato e freddo come lui, il proprio operato quando ha dovuto più volte deviare dallo spartito dell'ortodossia. Prima allo scoppio della crisi globale, nel 2007, quando è stato il primo, fra i suoi colleghi del resto del mondo, a inondare il mercato di liquidità, poi, negli ultimi 18 mesi, per affrontare quella del debito sovrano nell'Eurozona con la mossa più controversa, l'acquisto di titoli del debito pubblico dei Paesi in difficoltà.
Il mandato della Bce, consacrato nei trattati europei, e modellato sulla Bundesbank, è la stabilità dei prezzi, un mandato che la banca interpreta come il controllo dell'inflazione al di sotto, ma vicino al 2 per cento. E qui la stragrande maggioranza degli osservatori riconosce alla Bce di Trichet di aver fatto il suo dovere. «Mi sarei aspettato delle congratulazioni - ha detto in un'appassionata autodifesa il mese scorso - la Bce ha fatto meglio della Bundesbank in fatto di lotta all'inflazione, e le aspettative di mercato mostrano che rispetterà il mandato anche nei prossimi anni». Semmai, ora molti gli rimproverano di non aver risposto con sufficiente rapidità al brusco rallentamento dell'economia nel corso di quest'anno, che riporterà l'inflazione sotto il 2% nei prossimi mesi (a settembre era al 3) ma al prezzo di una recessione: anzi, di aver alzato i tassi d'interesse ben due volte nel 2011, bissando l'errore del 2008. Gli economisti indipendenti del "consiglio ombra" della Bce sono pressoché unanimi nella bocciatura.
Le azioni non convenzionali adottate sotto l'impulso di Trichet per arginare la crisi del debito sovrano in Europa si sono rivelate però la fonte delle polemiche più aspre. Gli acquisti di titoli pubblici hanno provocato prima le dimissioni del presidente della Buba, Axel Weber, poi quelle del membro tedesco del consiglio esecutivo, Jürgen Stark, aprendo una spaccatura senza precedenti in consiglio, e riflettendo una crescente insoddisfazione, in Germania e in altri Paesi della linea del rigore, nei confronti della Bce di Trichet. L'ha trasformata in una "bad bank", ha detto un politico tedesco, echeggiando i pareri di diversi economisti locali, un'osservazione che ha fatto sbottare l'ex governatore della Banque de France. È interessante come anche fra i dipendenti della Bce stessa, in un sondaggio condotto dal sindacato interno, e che pure per i due terzi approva l'operato complessivo del presidente uscente, il 55% ritiene che sia andato al di là del proprio mandato. Anche se oltre la metà di questi ritiene che abbia fatto bene. «Tempi disperati richiedono misure disperate», osserva Julian Callow, economista di Barclays Capital, riferendosi alle enormi pressioni che si erano create sul debito italiano e spagnolo l'estate scorsa, quando poi la Bce ha deciso di intervenire. Fra gli economisti di mercato, anzi, si pensa che la Bce avrebbe potuto fare di più e molti vorrebbero che la banca schierasse la sua potenza di fuoco illimitata dietro il fondo salva-Stati europeo. Opzione decisamente troppo eterodossa anche per Trichet, un banchiere centrale conservatore costretto in alcuni casi dalle circostanze a mosse da rivoluzionario.
In realtà, dallo scoppio della crisi in poi, la Bce è stata chiamata spesso a far da sola o a fare da supplente alla latitanza dei Governi. Fin dall'inizio del suo mandato, Trichet si è trovato a battagliare con i Governi (a partire dai grandi Paesi, ha ricordato puntigliosamente) che hanno allentato il Patto di stabilità complicando il lavoro della Bce. «È significativo - dice Callow - che gli ultimi richiami di Trichet siano gli stessi lanciati nella sua prima conferenza stampa nel novembre del 2003, alla disciplina di bilancio».
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