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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2011 alle ore 07:28.
Rifletteva in questi giorni un ministro della Repubblica: «Le chiavi della cassa le ha Tremonti che non l'aprirà fino a quando Berlusconi non gliela darà vinta su Bankitalia, fino ad allora parlare di misure per la crescita è inutile». In sostanza se il premier non cederà sulla richiesta di mettere Vittorio Grilli alla guida di Palazzo Koch il Dl sviluppo stenterà a decollare.
Ed è proprio quanto sta avvenendo. «Non c'è fretta» ha risposto ieri Berlusconi a chi gli ricordava l'impegno a varare il decreto entro il 20 ottobre. Un'affermazione che stecca con quel «tempo scaduto» sottolineato ieri da tutte le associazioni imprenditoriali, preoccupate per la latitanza dell'esecutivo.
Berlusconi ammette che «soldi non ce ne sono» e dunque per il premier non resta che affidarsi alla fantasia: «Stiamo cercando di inventarci delle cose, speriamo di riuscirci». Tra queste «cose» non c'è la patrimoniale, almeno per Berlusconi, che ci tiene a ribadire di essere «personalmente contrario». IL vertice ieri sera con Angelino Alfano e i ministri Paolo Romani, Renato Brunetta, Raffaele Fitto è servito proprio per tentare di mettere a punto una bozza del provvedimento da presentare a Giulio Tremonti. Il ministro dell'Economia ha preferito non partecipare alla cena di Palazzo Grazioli, inviando il sottosegretario Luigi Casero a rappresentarne le istanze e soprattutto i veti. Il tempo stringe. Nella maggioranza c'è molto nervosismo.
Il timore che in mancanza di decisioni possano ripetersi smottamenti in aula è tutt'altro che scongiurato. Ieri Berlusconi si è presentato a Montecitorio durante le votazioni sulla modifica dell'articolo 41 della Costituzione per la libertà d'impresa. Il cui esame proseguirà oggi dopo che l'Aula di Montecitorio ha bocciato un emendamento soppressivo dell'articolo 1 del Ddl e che avrebbe cancellato il cosiddetto 'inciso Tremonti': «è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge».
La presenza del premier è stata vista anche come un modo per far capire ai deputati della maggioranza che d'ora in poi la presenza è essenziale. In tanti continuano a ripetere che se non interverranno novità rilevanti sulla crescita, se Tremonti ancora una volta avrà ottenuto quel che voleva, lo smottamento nel Pdl continuerà. La vittoria in Molise non basta a cancellare quelli che Gianni Letta descrive come «giorni tempestosi, amari, avvelenati, difficili». Proprio per questo Berlusconi probabilmente proverà a portare già domani in Consiglio dei ministri una bozza del decreto sviluppo, in modo da poterne ufficializzare almeno l'inizio della discussione a Palazzo Chigi.
Un primo giro di tavolo in attesa che si risolva la partita su Bankitalia. I boatos suggeriscono che la decisione su Palazzo Koch potrebbe arrivare proprio tra oggi e domani. Prima cioè del vertice Ue che si terrà domenica prossima. Berlusconi anche ieri ha ripetuto che «ci sono problemi» ma a sorpresa ha anche inserito il nome di Lorenzo Bini Smaghi tra i candidati alla carica di governatore. Un nome quello del banchiere ancora membro del board della Bce che sembra stato fatto a posta per sparigliare. Tremonti continua infatti a insistere su Grilli, spalleggiato anche dal leader della Lega Umberto Bossi che ieri non si è dimenticato di ribadire di volere «un milanese» a via Nazionale. Sul fronte opposto c'è Fabrizio Saccomanni, attuale Dg di Bankitalia, sponsorizzato da Draghi e dal Quirinale. Per Berlusconi è giunto il tempo della decisione e qualunque essa sia, difficilmente sarà irrilevante per le sorti del governo.
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