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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2011 alle ore 07:28.

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«Non ci sarà molto da aspettare» aveva annunciato in mattinata il ministro per le pari opportunità Mara Carfagna. E anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è dimostrato consapevole, ieri, del fatto che i tempi stringono per la nomina del successore di Mario Draghi(che dal primo novembre sarà il nuovo presidente della Bce), alla guida di Palazzo Koch. Eppure, quell'assicurazione data ai giornalisti - «Il nodo si scioglie a breve» - è sembrata un modo per negare quel che si afferma. Infatti, Berlusconi ha poi spiegato che in realtà una decisione «non è stata presa ancora perchè ci sono diversi problemi da risolvere». E ha anche confermato che il nome di Lorenzo Bini Smaghi, membro del board della Bce «è nel novero dei candidati».

I nomi sul tappeto, dunque, sono di nuovo tre, così come lo erano all'inizio dell'estate e la 'terna' composta dal direttore generale di Bankitalia Fabrizio Saccomanni, dal direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli e da Bini Smaghi non trova ancora il modo di ridursi ad un solo nome. «Ci sono diversi problemi da risolvere e perciò stiamo portando avanti questi problemi, parlando con tutti coloro che possono avere qualcosa da dire di importante» ha detto ieri Berlusconi. Ma «con il solito equilibrio e il solito buon senso prenderemo la decisione credo molto presto» ha comunque promesso il premier.

Intanto, però, della lettera del premier al Consiglio superiore della Banca,che molti davano per imminente, anzi in arrivo ad horas, ancora non si vede traccia. Come ha peraltro puntualmente confermato ieri Paolo Blasi, presidente dell'Ente Cassa di risparmio di Firenze e consigliere anziano del Consiglio: «Noi ci vediamo il 24 prossimo nella seduta ordinaria, vedremo se prima di quella data arriva la designazione del nuovo governatore. Per ora, non c'è ancora nulla» ha detto ieri Blasi. A meno di due settimane dal cambio della guardia in via Nazionale, Saccomanni resta dunque il nome forte per la successione, il garante della continuità e dell'autonomia della Banca. Sostenuto non solo dalla tecnostruttura di Palazzo Koch, ma anche da larga parte del Pdl in accordo con Berlusconi.
In corsa contro il vice di Draghi rimane Vittorio Grilli, il direttore generale del Tesoro appoggiato fortemente dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. E con Tremonti c'è la Lega, che non molla i suoi argomenti 'territoriali': «Mettiamo un milanese, che è pure preparatissimo», ha detto di nuovo il leader leghista Umberto Bossi, spiegando che «tra pochi giorni bisognerà votare» e comunque «dopo tanti romani mettiamo uno del Nord». Insomma, tanto per cambiare, una situazione di stallo.

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