Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2011 alle ore 19:03.

My24
Ferruccio Fazio (Fotogramma)Ferruccio Fazio (Fotogramma)

Evitare che con la semplificazione legislativa l'Unione Europea banalizzi il problema della celiachia. Questo il senso delle mozioni bipartisan presentate in Senato e illustrate oggi a Palazzo Madama dal ministro della Salute Ferruccio Fazio insieme a senatori di Pdl, Lega e Pd. La proposta di direttiva comunitaria 353, volta a semplificare le direttive sui prodotti alimentari, farebbe sparire dai cibi per celiaci la dicitura in evidenza "prodotto dietetico" e relegherebbe quella "senza glutine" nell'etichetta generica.

«L'Italia si è già impegnata e continuerà a farlo in tutte le sedi europee per far valere la propria contrarietà» alla proposta di direttiva, ha detto Fazio, che ha ricordato come già il 22 settembre scorso Palazzo Madama abbia approvato una mozione che impegna il governo in questo senso.

«Relegando questi prodotti a un'etichettatura generica nuoceremo ai malati e alle aziende di settore che sono un fiore all'occhiello dell'industria italiana per livello qualitativo», ha proseguito Fazio, per il quale «la proposta Ue non tiene conto di una categoria a rischio, i celiaci devono continuare a trovare in futuro sugli scaffali i loro prodotti così come hannofatto finora, senza nessuna modifica nell'etichettatura».
Ora la palla passa alla Camera, dalla quale ci si attende un parere negativo alla bozza di direttiva. Che se entrasse in vigore, fra l'altro, farebbe cadere la direttiva 41 del 2009 che stabilisce i registri dei malati celiaci, fra i quali c'è anche quello di vere la prestazione gratuita del prodotto.

La celiachia colpisce in Italia circa 60mila persone, con 2.500 nuovi casi l'anno. Un recente studio pubblicato sulla rivista Annals of Medecine ha dimostrato che negli ultimi anni i casi sono in deciso aumento: i dati raccolti da ricercatori italiani del Center for Celiac Research dell'università di Baltimora, negli Stati Uniti, dimostrano infatti come in 15 anni l'incidenza della celiachia tra adulti e anziani è passata da 1 ogni 500 casi a 1 ogni 100. L'intolleranza al glutine, infatti, può svilupparsi anche in età edulta, anche a causa di fattori ambientali come l'eccessivo consumo di grani con glutine tossico. E non sempre la diagnosi è immediata.
«La prevenzione che viene fatta è buona e ben finanziata -ha aggiunto Fazio - circa il 5% del fondo del Servizio sanitario nazionale, pari a 6 miliardi di euro, viene utilizzato per questo».

Togliere la dicitura «senza glutine» può essere dunque rischioso e fuorviante per i celiaci, che devono essere trattati come «malati a rischio», con i quali è necessario insistere sulla «prevenzione secondaria», dal momento che non bastano solo le generiche indicazioni di prevenzione di primo livello. Fazio ha assicurato anche che i celiaci continueranno a trovare in futuro sugli scaffali i loro prodotti così come hanno fatto finora, ricordando comunque che oltre ai prodotti senza glutine «sarebbe importante fare sapere di più che anche un bel piatto di riso non crea problemi, perché il riso, come il mais, non contiene glutine».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi