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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2011 alle ore 08:06.

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FRANCOFORTE - «Jean-Claude fu nominato governatore della Banca centrale di Francia nel 1993, in un momento cruciale del processo di costruzione dell'unione monetaria europea. La sua azione in favore di un franco forte fu essenziale. In quel momento insieme alla Bundesbank egli ha aiutato a creare quell'essenziale centro di gravità della politica monetaria in Europa nella difficile fase di transizione verso l'obiettivo finale raggiunto, nel 1999».

È un caldo saluto quello che Mario Draghi, il successore (il passaggio di consegne vero e proprio avverrà il primo novembre prossimo) rivolge all'«amico», non all'uomo delle istituzioni Jean-Claude Trichet, sottolineando tutti i passaggi salienti del suo percorso professionale, ma anche i tratti caratteriali nei quali il Governatore della banca centrale italiana maggiormente si riconosce. Così, da un lato ricorda la sua vocazione a realizzare una banca centrale europea completamente indipendente e dedicata alla stabilità dei prezzi, custode della disciplina fiscale perché, tiene a ricordare «non possiamo avere crescita economica e stabilità finanziaria senza disporre di disciplina fiscale».

Ma, al tempo stesso Draghi sottolinea quelle qualità umane di «pragmatismo e determinazione, finesse e fermezza» che appartengono a Jean-Claude Trichet e che, sottolinea «sono il motivo per il quale tutti ti siamo affezionati».
Non a caso la finesse di Jean-Claude si è espressa in quella citazione in italiano di De Gasperi («è la volontà politica di realizzare l'unione la vera forza di propulsione dell'Europa») ma anche nel gesto gentile della consegna della campanella con la quale il governatore della Bce apre le riunioni.

Sono doti, il pragmatismo e la fermezza, che Draghi riconosce all'amico francese e alle quali evidentemente attribuisce grande valore anche ai fini dello stile di conduzione della politica monetaria: qualità che con ogni probabilità intende far vivere anche quando la guida della Banca centrale spetterà a lui, dal primo novembre prossimo. Draghi saluta poi l'amico Jean-Claude sottolineando più volte che il suo futuro è l'Europa e si capisce sottintendendo che la speranza è di averlo come interlocutore politico nel processo di costruzione europea.

A celebrare il farewell a Trichet sono venuti in tanti e in sala sono presenti anche i protagonisti di quella strana e complicata partita che è la successione di Mario Draghi in Banca d'Italia: c'è Lorenzo Bini Smaghi, esponente italiano del board della Bce che ieri i bookmakers privati davano come il più accreditato e c'è il direttore generale della Banca d'Italia Fabrizio Saccomanni.
Al concerto che inaugura le giornate della cultura italiana con le note di Rossini e l'orchestra di Abbado sono presenti tutti gli altri esponenti del direttorio: da Ignazio Visco ad Anna Maria Tarantola a Giovanni Carosio.

Subito dopo aver preso parte a un mini-vertice con Angela Merkel, Nicolas Sarkozy e Trichet, Draghi apre poi la manifestazione culturale che si tiene sempre qui all'Alte Oper, sottolineando che quest'anno le giornate culturali dedicate all'Italia si tengono a pochi giorni dall'inizio suo mandato: «Sarò dunque qui a Francoforte più spesso e di questo mi rallegro». Poi, dedica un pensiero al suo Paese: «La valorizzazione delle radici storico-culturali italiane è essenziale, perché un Paese che ignora il proprio passato non può avere un futuro».

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