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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2011 alle ore 19:09.

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Il Consiglio nazionale di transizione considerava la caduta di Sirte, città natale di Gheddafi, come l'ultimo atto ancora mancante per considerare chiusa la guerra di liberazione libica. Nei giorni scorsi le forze del Cnt aveva espugnato l'altro caposaldo dei gheddafiani, Bani Walid. L'attacco finale, iniziato verso le otto del mattino, è durato circa una novantina di minuti.

Il premier del Cnt Mahmud Jibril ha chiesto all'Algeria la consegna dei familiari di Gheddafi. Si tratta di otto persone, tra i quali la moglie, la figlia Aisha, con la bimba partorita proprio in Algeria, i figli Hannibal e Mohammad con le mogli, oltre ad alcuni nipoti che si erano rifugiati nel vicino paese quest'estate.

Intanto uno dei figli di Muammar Gheddafi, Seif al Islam, che sta fuggendo da Sirte con alcuni suoi miliziani, è stato circondato dai combattenti del Cnt. Lo affermano fonti militari dello stesso Consiglio di transizione.

Dopo la fine dell'offensiva, per tutta la città si sono sentite salve di fuoco in aria per i festeggiamenti. Dalla caduta di Tripoli, il 21 agosto, i fedeli al vecchio regime di Gheddafi avevano organizzato la loro resistenza in varie aeree del paese, principalmente Sirte e Bani Walid.

Per la Libia si tratta di una «transizione storica». Ora bisogna fermare i combattimenti. Così il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, commenta la morte del dittatore libico.

Con la morte di Gheddafi finalmente in Libia ci sarà «solo democrazia e libertà» e il popolo libico, da oggi in poi «è veramente libero, ricco e pieno di prospettive». È commossa la presidente dell'Associazione italiani rimpatriati dalla Libia, Giovanna Ortu, che - dice all'Adnkronos - di aver pianto di commozione «parlando al telefono con il ministro La Russa» che «mi ha detto 'so che significa questo per voi».

«Sono commossa non tanto per la fine di un uomo, perchè la vita di un essere umano non ha prezzo, fosse anche l'ultimo criminale della terra - aggiunge - ma per quello che ciò significa per il popolo libico. Devo poter credere che ci sarà solo democrazia e libertà, come ho avuto modo di constatare nel mio viaggio a Bengasi 15 giorni fa».

«Da parte nostra - aggiunge - faremo tutto ciò che, con le nostre forze, potremo fare: abbiamo tanti progetti. Ci hanno chiesto aiuto in determinati settori, quali l'ambiente, i giovani, oltre che il ripristino dell'architettura dell'era coloniale, non per un ritorno al passato, ma per ciò che hanno significato nella storia della Libia. Una storia che da oggi in poi è la storia di un popolo veramente libero, ricco e pieno di prospettive. Per il 29 e 30 ottobre - conclude - abbiamo organizzato a Roma il convegno del centenario, al quale parteciperà anche un esponente del Cnt, e quella sarà l'occasione per fare festa insieme».

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