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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2011 alle ore 06:38.


BUENOS AIRES. Dal nostro corrispondente
I timori parevano fugati ma non è così. La parola "contagio" è ancora tabù, nessuno la pronuncia in Sud America. La regione finora ha retto l'onda d'urto della crisi economica propagata da Stati Uniti ed Europa.
Eppure qualche paura si sta diffondendo tanto che ieri il Brasile ha annunciato una riduzione di 50 punti base del tasso di riferimento (Selic), sceso all'11,5 cento. La seconda in meno di due mesi. Infatti la Banca centrale del Brasile già il 31 agosto aveva limato i tassi, accantonando per un attimo i timori di una ripresa dell'inflazione. Alexandre Tombini, presidente della Banca centrale, ora insiste su questa linea. D'altra parte il Fondo monetario internazionale pochi mesi fa ha ridotto le prospettive di crescita del Paese di circa mezzo punto percentuale, a 4,12% nel 2011 e al 3% nel 2012.
Una scelta, quella di Tombini, che comporta qualche rischio. Primo tra tutti una spinta dell'inflazione che qualche mese fa veniva individuata come una delle variabili da monitorare. I prezzi, in effetti, continuano a salire: l'aumento tendenziale del 6,5% annuo, rilasciato dall'istituto di statistica brasiliano, è superiore all'obiettivo fissato dal Governo, pari del 4,5 per cento.
Tuttavia la scelta viene definita "prematura" dagli analisti brasiliani che imputano a Tombini una pericolosa dipendenza dal presidente Dilma Rousseff e dal potente Pt, Partito dei lavoratori. Jankiel Santos, capo economista di Bes Investimento do Brasil, è tra coloro che giudica eccessiva la decisione della Banca centrale.
La scommessa di Tombini e del Copom, il Comitato di politica monetaria, è che il rallentamento internazionale sia sufficiente a contenere le spinte sui prezzi.
Comunque sia le scelte di politica economica e monetaria di governo e Banca centrale «non sono del tutto chiare», afferma Eduardo Crespo, economista dell'Università Federal di Rio de Janeiro (Ufrj). Il Governo di Rousseff ha infatti prefigurato l'ipotesi di una manovra finanziaria restrittiva, già nei primi mesi del 2012. Una difficile quadratura del cerchio, allontanare lo spettro dell'inflazione e mantenere solida la ripresa che poggia su principalmente su tre pilastri: agrobusiness, costruzioni e finanza.
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