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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2011 alle ore 20:02.

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Compagni di strada fino a pochi mesi fa, ora hanno scelto percorsi diversi senza rinunciare a tenersi d'occhio, a distanza.
Giuseppe Civati e Matteo Renzi dopo la separazione organizzano due diverse convention, con l'intervallo di una settimana l'una dall'altra.
Il consigliere regionale lombardo ha scelto Bologna, assieme all'eurodeputata Debora Serracchiani, per l'iniziativa 'Il nostro tempo' (interventi serrati, molti video, diretta streaming e tanti tweet), Renzi tornerà alla Leopolda di Firenze.

Da Bologna Civati manda un messaggio al sindaco di Firenze: «Io e Renzi non saremo i D'Alema e Veltroni del futuro. Anche perchè non sapremmo chi scegliere, chi fa D'Alema e chi Veltroni». E poi: «Matteo ha deciso di fare da solo, ha detto che non aveva più bisogno di noi, ma il lavoro di Prossima Italia è proseguito». Tra rottamatori e aderenti al movimento di Civati e Serracchiani però i confini non sembrano così netti. Alla convention di Bologna ha fatto un salto anche Matteo Richetti, presidente del consiglio regionale dell'Emilia-Romagna e vicino a Renzi, per proporre una tregua. Richetti suggerisce di vedere se strumenti e contenuti coincidano, per poi fare proposte insieme, in particolare sui costi della politica e sulle riforme delle istituzioni.

La pensa diversamente Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma che a Bologna strappa un lungo applauso quando loda «Debora e Pippo» perché «stanno dimostrando una cosa semplice ma rivoluzionaria e cioè che é possibile discutere, unire ed innovare: un grande elemento per un movimento ha in questi anni ha troppo diviso e troppo lacerato». Zingaretti non lo nomina ma l'affondo sembra diretto al rottamatore Matteo Renzi.

Da Bologna Civati al Pd manda un messaggio chiaro: «Il nuovo Ulivo di cui parla Bersani, sia anche un Ulivo nuovo». E insieme a Debora Serracchiani fissa alcune parole chiave: «Primarie per scegliere i parlamentari, grande apertura verso le iniziative popolari, anagrafe degli eletti, rendicontazione di cosa si fa, riduzione dei costi della politica e dei rimborsi elettorali». E poi: maggiore vigore su questione morale, legalità e diseguaglianza, ma anche sui temi dell'ambiente.

Tra le misure indicate alla politica per rinnovarsi Debora Serracchiani cita cariche e termine e riforma della legge elettorale. Tra i messaggi lanciati dal palco anche la tassazione delle rendite, la riduzione delle tasse per chi produce e chi lavora, «quello che ci chiedono tutti i cittadini», dice l'europarlamentare.

Il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani auspica una riforma dei livelli territoriali di governo locale, pur non arrivando a chiedere l'abolizione delle Province, «Quattro livelli di governo - sottolinea - non hanno più senso».

Quanto al rapporto con il Pd, i nostri, dice Debora Serracchiani «sono modi diversi di comunicare ma le idee sono quelle e noi le mettiamo a disposizione del partito in cui crediamo fermamente ma anche del Paese». Insomma nessun dubbio sull'appartenenza democratica: «L'abbiamo fatto per il partito e con il partito, vogliamo stare con forza nel Pd perché pensiamo che dobbiamo dare tutti un contributo».

Nessuna mira per eventuali primarie per la scelta del candidato premier, dice Civati. «Se c'è Bersani, il Pd vota per Bersani. Invece, se ci saranno primarie alla francese (aperte, ndr) vedremo come dare il nostro contributo».

A Bologna c'è anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, accolto dai circa duemila partecipanti quasi come una star. Da lui è arrivato un appello a dare uno sbocco politico alla voglia di partecipazione e alla rabbia, e un messaggio di unità. Per De Magistris, la chiave è creare «una connessione sentimentale tra istituzioni e cittadinanza», mentre oggi c'è «una ferita data dalla lontananza e dallo scollamento tra la cittadinanza attiva e chi la rappresenta nei palazzi della politica».

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