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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2011 alle ore 18:11.

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Si sgretola Pompei e anche il piano straordinario varato a marzo dal Governo per porre rimedio alla fragilità dell'area archeologica fa fatica a tenersi insieme. I 105 milioni del Fas (Fondo unico per le aree sottoutilizzate) ancora non ci sono perchè non sono stati sbloccati. Il ministro dei Beni culturali, Giancarlo Galan, ha annunciato che mercoledì prossimo si incontrerà proprio a Pompei con il commissario europeo per la Politica regionale, Johannes Hahn, per chiedergli di liberare quei fondi.

Il piano assunzioni non è andato avanti
Intanto, però, un altro ostacolo si è frapposto sul lento avvio del piano straordinario, contenuto del decreto legge n. 34 del 31 marzo, Dl poi convertito nella legge n. 75. Ebbene, quel piano prevede – oltre ai fondi Fas per portare a termine una serie di progetti di recupero e consolidamento, parte dei quali avviati già da tempo e pronti per entrare nella fase esecutiva – anche l'assunzione di nuovo personale tecnico. Si parla di 25 addetti, di cui 12 archeologi, 7 architetti e il resto amministrativi. Anche il piano di assunzioni – pure esso straordinario, perché attuato in deroga sia al blocco del turn over da tempo imposto a quasi tutta la pubblica amministrazione sia al programma di tagli del personale – non è, però, andato avanti. E anzi rischia di complicarsi.

Il reclutamento per Pompei fuori dal ddl di stabilità
Il Governo, su pressioni del ministro Galan, aveva infatti inserito nel disegno di legge di stabilità una norma (comma 92 dell'articolo 4) che riguardava sia il piano di assunzioni di Pompei, sia una campagna – anch'essa straordinaria – per il reclutamento di 158 vincitori di concorso da distribuire in tutte le soprintendenze. Quella norma, insieme a poche altre, è stata però stralciata dal presidente del Senato, Renato Schifani, dopo l'esame preliminare della Ddl di stabilità. Si tratta, infatti, di una disposizione non in linea con i vincoli legislativi imposti alla manovra di bilancio: per dirla con le parole di Schifani, viola «il divieto di introdurre norme di carattere ordinamentale» nel Ddl di stabilità. Dunque, quella norma, insieme alle altre ritenute incompatibili, è confluita in un autonomo disegno di legge. Ma viste le priorità che il Parlamento si è dato, ciò equivale a dire che i tempi si allungano a dismisura. E il piano straordiario rischia di cedere il passo a un più normale intervento ordinario.

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