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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2011 alle ore 08:11.

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Angela MerkelAngela Merkel

BRUXELLES - Continua il pressing forsennato sull'Italia da parte dell'Europa in ogni suo forma politica e istituzionale. Ieri è stata la volta del cancelliere tedesco, Angela Merkel, prendere di mira l'Italia affermando che il mercato domanda alti tassi di interesse sui titoli italiani perché il livello del nostro debito è «visto molto criticamente».
Il cancelliere ha chiesto all'Italia di ridurre il debito, senza se e senza ma, perché la «soluzione della crisi in Europa emergerà solo se i Paesi taglieranno il debito e vivranno secondo i propri mezzi». Parole dure e senza possibilità di fraintendimenti verso un Paese fondatore dell'Unione.

«Il fatto che il debito italiano sia al 120% del Pil non può essere imputato agli speculatori», ha spiegato la Merkel a un gruppo di donne aderenti al suo partito, il cristiano-democratico, riunite a Wiesbaden nell'Assia. «La crisi del debito europeo si risolverà solo quando i Governi si decideranno a ridurre il loro debito pubblico, rinnovando così il loro impegno a mantenere la moneta unica», ha proseguito il cancelliere che ha ribadito la filosofia tedesca del rigore dei conti über alles come elemento di sviluppo e sostenibilità di lungo termine.
«Vogliamo e dobbiamo difendere l'euro, la nostra moneta, ma senza dimenticare quale sia la fonte della crisi», ha detto la Merkel prima di partire per Bruxelles. La leader cristiano-democratica ha anche ribadito la sua opposizione agli eurobond, affermando che un accordo su questo strumento porterebbe a «una solidarietà nella mediocrità».

Anche il Partito popolare europeo è sceso in campo ieri a far pressing sull'Italia. Secondo diverse fonti europee, la Merkel e i leader Ue hanno chiesto ieri al premier Silvio Berlusconi - durante la cena pre-vertice dei leader del Ppe, nel castello di Meise, vicino a Bruxelles - spiegazioni sulle mancate decisioni del Governo italiano riguardanti le riforme strutturali e le politiche per la crescita, sottolineando che si tratta di condizioni da rispettare perché il Paese possa essere protetto dal contagio della crisi della moneta unica, mediante le nuove difese - i cosiddetti firewall - che dovrebbero essere decise dal vertice dell'Eurozona. Venerdì, secondo fonti della presidenza del Consiglio europeo, c'era già stato un colloquio telefonico fra il presidente del Consiglio degli Stati, Herman Van Rompuy e Berlusconi sempre sullo stesso tema.

Come se non bastasse è stato poi il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso a chiedere telefonicamente, durante una pausa dei lavori dell'Ecofin, all'Italia attraverso il ministro Giulio Tremonti «la massima attenzione» sui conti pubblici fino al 2013, anno del pareggio di bilancio, dando l'impressione di continuare l'opera di moral suasion iniziata venerdì del commissario europeo agli Affari economici e monetari Olli Rehn. Commissario che dopo aver preso nota «dello slittamento del decreto sviluppo in Italia» aveva chiesto con vigore, anche attraverso interviste rilasciate a numerosi giornali europei, «al Governo di Roma di finalizzare con la massima urgenza forti misure per la crescita» e il rispetto del rigore nei conti.

Infine come un gran finale dopo i fuochi d'artificio descritti sopra, è stata la volta del solitamente austero e compassato quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung che ha definito, in un editoriale apparso nella sua edizione online, «quasi criminali» la «mancanza di volontà di agire» del Governo italiano riguardo alle misure da prendere per la crisi dell'Eurozona. Nell'editoriale al calor bianco, l'autore Stefan Kornelius, critica anche il Bundestag, il Parlamento tedesco, per la sua pretesa di approvare preventivamente tutti gli eventuali accordi che saranno presi dal vertice dell'Eurozona in risposta alla crisi del debito sovrano, perché questo ha l'effetto di ritardare le decisioni dei leader europei. Tanto per non dare l'impressione di avercela solo con l'Italia e il suo lassismo.

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