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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2011 alle ore 12:43.

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All'indomani del nulla di fatto sulle pensioni e dell'impasse che scuote la maggioranza facendo spirare venti di crisi sul governo di Silvio Berlusconi, Giorgio Napolitano torna a indicare la rotta. «Dobbiamo compiere tutte le scelte necessarie per ridurre il rischio a cui sono esposti nei mercati finanziari i titoli del nostro debito pubblico, rendere più credibile il nostro impegno ad abbattere tale debito e a rilanciare la crescita economica».

Il capo dello Stato sollecita quindi il cambio di passo che finora Silvio Berlusconi non è riuscito ad assicurare stretto com'è tra il pressing di Bruxelles e i veti di Umberto Bossi, rinnovati anche oggi nel corso del vertice di maggioranza convocato stamane a Palazzo Grazioli. Ma Napolitano non risparmia una bacchettata al tandem Merkel-Sarkozy e a quelle risatine consegnate alla stampa al termine del vertice di domenica scorsa. «Inopportune e sgradevoli espressioni pubbliche - a margine di incontri istituzionali tra i capi di governo - di scarsa fiducia negli impegni assunti dall'Italia, non possono farci perdere di vista la sostanza delle questioni e delle sfide che abbiamo davanti».

Il presidente della Repubblica riconosce «gli sforzi già avviati e gli elementi positivi della nostra situazione», ma è consapevole che ciò non basti a rassicurare l'Europa e a sottrarre il Paese dalle turbolenze che investono i mercati finanziari. Certo, avverte Napolitano, «nessuno minaccia l'indipendenza dell'Italia o è in grado di avanzare pretese da commissario. Ma da 60 anni abbiamo scelto - secondo l'articolo 11 della Costituzione e traendone grandissimi benefici - di accettare limitazioni alla nostra sovranità, in condizioni di parità con gli altri Stati».

L'essere parte del consesso europeo impone dunque onori e oneri che l'Italia deve assicurare. Ed ecco la ricetta suggerita da Napolitano. «Siamo, oggi più che mai, nella stessa barca in un mare di tempesta. Ciascun Paese deve fare la sua parte e dobbiamo garantirci reciprocamente l'indispensabile solidarietà». Non è il tempo, quindi, di biechi calcoli elettoralistici da parte dei grandi Paesi che costituiscono l'eurozona. Per l'Italia, conclude il presidente della Repubblica, la strada non può che essere una sola. «È il momento di definire - in materia di sviluppo e di riforme strutturali - "le nuove decisioni di grande importanza" annunciate ieri nella dichiarazione ufficiale» con cui Silvio Berlusconi ha risposto a Bruxelles. «Nessuno in Ue può darci lezioni», aveva detto ieri il Cavaliere. Per Napolitano è arrivato il tempo di passare dalle parole ai fatti.

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