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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2011 alle ore 08:13.

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BRUXELLES - Il tono, evidentemente, era quello giusto. I contenuti pure nonostante qualche necessaria correzione per inserire date precise sotto i numerosi impegni assunti con Bruxelles. Ma, nel complesso, e a dispetto della drammatizzazione delle ultime ore, nelle 14 cartelle della lettera inviata ai "Cari Herman e José Manuel" (il presidente del Consiglio Van Rompuy e il presidente della Commissione Barroso) il premier Silvio Berlusconi è riuscito a rassicurare gli altri partner europei sempre più divisi sulle ricette anticrisi, sul fondo salva-Stati e sulla ricapitalizzazione delle banche.

L'obiettivo del Cavaliere alla vigilia del Consiglio europeo e dell'Eurogruppo era duplice: salvare quello che ancora resta in vita del rapporto con Umberto Bossi, fattore vitale della coalizione di Governo ma evitare, nello stesso tempo, un muro contro muro con le istituzioni europee. Ricordare appunto che «l'Italia ha sempre onorato i propri impegni europei e intende continuare a farlo», come dimostrano le manovre di stabilizzazione dell'estate scorsa, ma anche ricordare che sulle pensioni l'Italia conferma l'obiettivo già previsto dei 67 anni nel 2026.
Nella mattinata di ieri ultimi contatti con Bruxelles che sollecitava date precise per gli impegni e poi un faccia a faccia con Barroso e Van Rompuy prima del vertice. Alla fine la mediazione ha portato a un esito accettabile, forse più per il sopraggiungere di altre tensioni (come quelle tra il cancelliere Angela Merkel e il presidente francese Sarkozy sul ruolo della Bce nel Fondo salva-Stati o come le impuntature dello spagnolo Zapatero sulle ricapitalizzazioni delle banche) che per effettivi meriti italiani. È, comunque, un fatto che il presidente di turno del Consiglio Ue, il polacco Donald Tusk, abbia precisato che la lettera italiana sul consolidamento del bilancio e la crescita «ha fatto una buona impressione».

Logico corollario dell'esame passato a Bruxelles il passaparola tra i fedelissimi del premier secondo i quali ora «la crisi è più lontana».
Ma per una trincea insidiosa come quella brussellese che si chiude, un'altra si riapre in Italia. Ieri al Senato e alla Camera il Governo è andato sotto più volte e resta la tendenza a non mettere all'ordine del giorno provvedimenti a rischio. Resta in sospeso il voto sull'assestamento del rendiconto di bilancio che resterà un test fondamentale. Ma anche in Italia la "promozione" europea (frutto di un certosino lavoro di coordinamento con il Quirinale, con i vertici europei e anche frutto dei consigli del nuovo presidente della Bce Mario Draghi) potrà essere venduta come un sigillo di credibilità sulla leadership di governo che si è impegnato a rispettare una road map di interventi anti-crisi con licenziamenti più facili e un innalzamento dell'età pensionabile a 67 anni dal 2026. E soprattutto, nell'ultima versione, a ogni voce, una data precisa come richiesto dai vertici europei.

La china europea è stata faticosamente risalita anche dopo i sorrisetti di Merkel e Sarkozy. Il cancelliere tedesco ha salutato il premier come a chiedergli scusa mentre non si si sono viste immagini sul contatto con Sarkozy. Ma a depotenziare il gesto di irrisione dei due leader francese e tedesco fonti comunitarie lasciavano trapelare ieri anche un'altra indiscrezione: che i sorrisi non avevano nulla di oltraggioso ma erano dettati solo dal fatto che poco prima Berlusconi aveva effettivamente incontrato Sarkozy e la Merkel e aveva raccontato loro una delle sue solite barzellette. Ecco perché i due si sono guardati «con l'aria interrogativa di chi, alla fine di una cena, non sa chi deve pagare».

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