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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2011 alle ore 15:14.

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Settantadue decolli corti e atterraggi verticali (Stovl) sulla portaelicotteri da assalto anfibio Wasp (guarda il video) hanno costituito il test di rilancio del cacciabombardiere F-35B, la versione più costosa e complessa delle tre del programma Joint Strike Fighterdestinato ad equipaggiare le forze aeree ed aeronavali degli Stati Uniti e di almeno una dozzina di Paesi alleati, Italia inclusa.

I ritardi nel programma e i continui aumenti dei costi sembravano dover portare a una forte riduzione dei velivoli e alla soppressione della versione B, capace di atterrare verticalmente in pochi metri quadrati come il suo predecessore Harrier. Un taglio che avrebbe comportato un risparmio di oltre 300 miliardi di dollari azzoppando però le future possibilità di impiego delle forze aeree dei marines. A ridare fiato al velivolo hanno contribuito le pressioni dell'Italia, che intende equipaggiare con questa versione Aeronautica e Marina e quelle dei marines, che hanno utilizzato anche la campagna di Libia (dove hanno dimostrato i vantaggi economici di impiegare portaelicotteri con velivoli Stovl al posto delle grandi e costose portaerei) per sottolineare l'esigenza di disporre di un sostituto dell'Harrier.

I test sulla Wasp (la stessa nave che nel 2007 testò il rivoluzionario convertiplano V-22 Osprey) sono stati predisposti per raccogliere dati sulla capacità del velivolo di effettuare decolli corti e atterraggi verticali su una nave in mare aperto, oltre a valutare in che modo l'aereo si integri con i sistemi di atterraggio della nave e con le operazioni sul ponte e nell'hangar. Questo periodo di prova, il primo dei tre previsti in mare nel corso del programma di sviluppo, raccoglierà anche dati ambientali sul ponte, attraverso l'utilizzo di strumenti supplementari per misurare l'impatto dell'F-35B sulle operazioni sul ponte di volo.

Dopo molte notizie pessimistiche circa il futuro del programma Joint strike Fighter le ultime indiscrezioni sembrano indicare prospettive di compromesso tra l'esigenza del Pentagono di ridurre i costi e quelli di Lockheed Martin di avere certezze sulle commesse e sul rateo di produzione e consegna degli F-35 Lightning II realizzati in tre versioni: A convenzionale, B a decollo corto e atterraggio verticale, C con cavo d'arresto per l'impiego su portaerei. In attesa di una ridefinizione ufficiale dell'intero programma fonti ben informate riferiscono che David Van Buren, sottosegretario per le acquisizioni dell'Aeronautica statunitense, avrebbe mostrato soddisfazione per i progressi nello sviluppo dell'F-35B rassicurando Lockheed Martin e Corpo dei marines circa il futuro del velivolo.

Il Pentagono dovrebbe quindi mantenere inalterato il numero totale di velivoli F-35 da acquisire, fissato i 2.443 tra Aeronautica, Marina e Marines, allungandone però i tempi di acquisizione per far fronte alle riduzioni di bilancio annunciate per i prossimi anni. Così nel 2012 verranno finanziati 30 velivoli dei 32 previsti e l'panno successivo una trentina su 42. In risposta agli aumenti di costo fatti balenare da Lockheed Martin il Pentagono pare pronto a impegnarsi ad aumentare il rateo di acquisizione del velivolo negli anni successivi tenuto conto che il programma si svilupperà per 30/40 anni ed è valutato complessivamente attorno ai 3 mila miliardi di dollari. In Italia il programma F-35, al centro di molte pressioni a causa del suo costo valutato circa 18 miliardi di dollari in 30 anni.

Roma ha aderito al programma di sviluppo nel 2002 versando 1,3 miliardi di dollari ma che gli accordi di cooperazione con l'industria italiana (che riguardano 1200 ali da realizzare negli stabilimenti di Alenia Aeronautica e numerose componenti per molti aspetti ancora da formalizzare contrattualmente) garantiranno compensazioni comprese tra il 65 e il 75 per cento. Incluso lo stabilimento di Cameri che consentirà l'assemblaggio dei velivoli italiani e la manutenzione anche di quelli degli alleati. Aeronautica e Marina hanno ordinato rispettivamente 110 e 21 F-35 (69 F-35A e 62 F-35B) un per un costo medio previsto in 78 milioni di dollari ad esemplare.

Cifra destinata a salire considerevolmente
aggiungendovi i costi di addestramento, infrastrutture, gestione e integrazione degli armamenti anche se gli F-35 rimpiazzeranno un numero quasi doppio di velivoli (tra Tornado, Amx e Harrier oggi in servizio) ottimizzando sensibilmente i costi logistici. Da tempo circolano voci di una probabile riduzione del numero complessivo dei velivoli italiani ma non ci sono indicazioni ufficiali in merito. Per la Marina l'acquisizione della versione B è essenziale per dare un senso alla costruzione della portaerei Cavour che oggi imbarca gli Harrier AV-8B ma che in futuro verrebbe penalizzata dall'assenza di velivoli Stovl.

L'Aeronautica ha voluto con forza il JSF la cui acquisizione significa restare agganciati agli Stati Uniti in termini di capacità operative, integrazione e cooperazione multinazionale e industriale e consentirà di disporre di una forza da combattimento su due velivoli: caccia EF -2000 Typhoon e cacciabombardieri F-35. Del resto il Joint strike Fighter sarà il velivolo da combattimento standard dell'Occidente e dei suoi alleati e l'intero programma prevede oggi 3.173 velivoli.


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