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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2011 alle ore 06:38.

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BRUXELLES. Dal nostro inviato
L'esame europeo è andato bene. Bruxelles apprezza il calendario delle riforme italiane «cadenzate nei prossimi mesi», tanto che il premier Silvio Berlusconi rilancia sul fronte interno: «nessun patto» segreto con Bossi per elezioni a marzo ma impegno ad arrivare «fino al 2013». Risolti i malintesi con la Merkel mentre con la Francia restano frizioni: «Bini Smaghi lasci il board della Bce», sollecita Berlusconi. Il tono della lettera sugli impegni italiani è piaciuto ai partner europei. Eevidentemente, era quello giusto. I contenuti pure, nonostante qualche necessaria correzione per inserire date precise sotto i numerosi impegni assunti con Bruxelles. Ma, nel complesso, e a dispetto della drammatizzazione delle ultime ore, nelle 14 cartelle della lettera inviata ai «Cari Herman e José Manuel» (il presidente del Consiglio Van Rompuy e il presidente della Commissione Barroso) Berlusconi è riuscito a rassicurare gli altri partner europei. L'obiettivo del Cavaliere alla vigilia del Consiglio europeo e dell'Eurogruppo era duplice: salvare quello che ancora resta in vita del rapporto con Umberto Bossi, fattore vitale della colizione di Governo ma evitare, nello stesso tempo, un muro contro muro con le istituzioni europee. E in collegamento telefonico con "Porta a Porta" in una pausa del vertice bolla come «inesistente» l'ipotesi di un patto per il voto a marzo 2012 assicurando: «Arriveremo al 2013».
Nella mattinata di ieri ultimi contatti con Bruxelles che solleciatava date precise per gli impegni e poi un faccia a faccia con Barroso e Van Rompuy prima del vertice. Alla fine la mediazione ha portato a un esito accettabile anche se gli impegni, precisa Berlusconi «saranno cadenzati nei prossimi mesi». È, comunque, un fatto che il presidente di turno del Consiglio Ue, il polacco Donald Tusk, abbia precisato che la lettera italiana sul consolidamento del bilancio e la crescita ha fatto una buona impressione.
Logico corollario dell'esame passato a Bruxelles il passaparola tra i fedelissimi del premier secondo i quali ora «la crisi è più lontana». Ma per una trincea insidiosa come quella brussellese che si chiude un'altra si riapre in Italia. Ieri al Senato e alla Camera il governo è andato sotto più volte e resta la tendenza a non mettere all'ordine del giorno provvedimenti a rischio. Resta in sospeso il voto sull'assestamento del rendiconto di bilancio che resterà un test fondamentale. Ma anche in Italia la "promozione" europea (frutto di un certosino lavoro di coordinamento con il Quirinale, con i vertici europei e anche frutto dei consigli del nuovo presidente della Bce Mario Draghi) potrà essere venduta come un sigillo di credibilità sulla leadership di governo che si è impegnato a rispettare una road map di interventi anti crisi con licenziamenti pù facili e un innalzamento dell'età pensionabile a 67 anni dal 2026. Sui licenziamenti Berlusconi precisa che le aziende in crisi potranno licenziare ma lo Stato aiuterà queste persone «con la cassa integrazione a trovare un nuovo lavoro». La china europea è stata faticosamente risalita anche dopo i sorrisetti di Merkel e Sarkozy.
Il cancelliere tedesco ha salutato il premier come a chiedergli scusa mentre non si si sono viste immagini sul contatto con Sarkozy. «Ho parlato con Angela Merkel che mi ha assicurato che non c'era nessuna intenzione di denigrare l'Italia» dice il presidente del Consiglio. Con la Francia motivi di frizione permangono. La presenza di Bini Smaghi nel board della Bce sta infatti diventando un "casus belli". Così dagli schermi di Porta a Porta il premier rinnova a Bini Smaghi l'invito a dimettersi.
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