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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2011 alle ore 09:37.

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E la Merkel ribatte: il governo segua le indicazioni del ColleE la Merkel ribatte: il governo segua le indicazioni del Colle

Era probabilmente dagli anni 90 che l'Italia non subiva quotidianamente i richiami dei suoi partner europei perché rimetta ordine nelle finanze pubbliche e rilanci l'economia. Ancora ieri la Germania ha esortato il paese ad adottare misure ambiziose. Gli stati membri contano chiaramente sulla commissione europea per monitorare gli sviluppi e pungolare nel fianco il governo Berlusconi.

Ieri a Berlino il portavoce del governo tedesco è ritornato sulle recente prese di posizione del presidente della Repubblica. Steffen Seibert ha ricordato che secondo Giorgio Napolitano «per l'Italia è il momento di definire - in materia di sviluppo e di riforme strutturali - le nuove decisioni». Ha aggiunto: «Non possiamo che essere d'accordo con il presidente italiano e crediamo che la leadership italiana condivida questa visione».

Per tutta risposta da Roma il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha definito "giusto" l'appello tedesco alla coesione nazionale. Il richiamo di Seibert al presidente Napolitano appare come una presa di distanza dal governo, a cui contribuiscono probabilmente anche le parole del premier Silvio Berlusconi che ieri ha definito l'euro una moneta "strana". L'atteggiamento europeo non è più quello di domenica del presidente francese Nicolas Sarkozy, poco diplomatico e abbastanza arrogante. Da allora, il consiglio europeo ha capito che mettere il paese troppo sotto ai riflettori potrebbe provocare nuove e pericolose tensioni sui mercati. La forma è cambiata («Ci sono stati domenica buoni colloqui fra la cancelliera Merkel e il Presidente Berlusconi, anche alla presenza di Sarkozy», ha aggiunto il portavoce) ma la sostanza no. Il comunicato pubblicato nella notte di mercoledì spiega chiaramente quanto forti siano le preoccupazioni dell'Unione dinanzi a un eventuale contagio della crisi debitoria all'Italia. Nella sua dichiarazione, il consiglio europeo ha chiesto alla Commissione di avere un ruolo di primo piano nel monitoraggio della politica economica italiana, grazie anche al rafforzamento del patto di stabilità.

Due giorni fa a Berlino, il commissario agli affari economici e monetari Olli Rehn ha spiegato che «l'attuazione degli impegni italiani verrà monitorata da vicino dalla Commissione». E ha aggiunto: «Non potremo più tollerare che le regole concordate insieme non vengano rispettate da qualcuno. Abbiamo visto anche troppo concretamente che questo accade a spese degli altri paesi della zona euro».

Da questa settimana, Rehn è diventato anche vice presidente della Commissione, "super commissario" per l'euro. Tra i suoi compiti c'è anche quello di coadiuvare gli altri commissari che hanno rapporto con l'Ecofin, il consiglio dei ministri finanziari: Michel Barnier, (mercato unico), Joaquín Almunia, (concorrenza), e nel caso anche Algirda Semeta (tassazione e dogane) e Janusz Lewandowski (bilancio).

Secondo il volere del presidente Barroso la nuova funzione di Rehn prevede che le sue scelte godano di un passaggio veloce attraverso il collegio dei commissari. Il tentativo è di cogliere la nuova consapevolezza dei governi a favore di una maggiore integrazione tra i paesi per rafforzare il ruolo di arbitro della Commissione. Gli stati membri - e in primis l'Italia - sono avvertiti.

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