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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2011 alle ore 13:19.

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Via libera al salvataggio del San Raffaele. La seconda sezione civile del tribunale di Milano ha ammesso il gruppo ospedaliero al concordato preventivo. Tuttavia, i giudici hanno scritto un lungo e articolato decreto di circa 30 pagine nel quale hanno spiegato le ragioni del loro ok, tenendo conto dei rilievi della procura di Milano, che aveva chiesto il fallimento o lo stato di insolvenza, indicando una serie di punti critici, che potranno essere spunti di riflessione per chi si troverà a gestire il futuro del San Raffaele.

Tra questi, uno è il potenziale conflitto di interessi tra cda della Fondazione San Raffaele Monte Tabor e i nuovi investitori (Ior-Malacalza) getta, infatti, «un velo d'ombra sulle modalità» con cui il piano concordatario è stata presentato.. I giudici, al di là delle criticità evidenziate, hanno preferito dare il via alla procedura tenendo conto del valore sociale dell'impresa e del valore sociale del lavoro (il San Raffaele ha 3.800 dipendenti), ritenendo che sotto questi profili la proposta risponde a queste finalità. Il tribunale fallimentare comunque non ha potuto non tenere conto dei rilievi fatti dalla procura di Milano, circostanziati e presentati sia in udienza che attraverso documentazione.

Per questi punti, il tribunale non esclude che si possa tornare ad affrontarli nel corso della procedura, che non è una strada chiusa ma l'inizio di un percorso e potrebbe arrivare a dei miglioramenti. Se come dichiarato dai due consiglieri dimissionari Clemente e Pini c'è una offerta migliore per il San Raffaele che non è stata valutata, durante la procedura chi interessato può ancora farsi avanti e a quel punto il cda, anche per dimostrare che non c'é il paventato conflitto di interessi, dovrà valutare seriamente anche la nuova proposta.

I giudici hanno anche invitato a valutare nuove offerte qualora si presentassero. Ma prendono atto però che l'offerta Ior-Malacalza, allo stato, è stata l'unica proposta seria pervenuta. Nel provvedimento dei giudici fallimentari si legge: «Il Tribunale, peraltro, ex altero latere, nella sua funzione di osservatore imparziale dell'intera operazione nemmeno può evitare di considerare in questa sede delibatoria che, in definitiva, quella degli Investitori, sulla cui personale affidabilità e solvibilità non vi è del resto alcuna ragione di dubitare, è stata finora l'unica, seria e garantita proposta di intervento finalizzata alla salvaguardia delle migliaia di posti di lavoro del San Raffaele e al salvataggio di questa impresa sanitaria che viene in effetti comunemente considerata come struttura di eccellenza anche nell'ambito della ricerca scientifica (finora esercitata, per comune opinione, con una libertà d'azione da parte di medici e ricercatori così piena che - va pure incidentalmente osservato - sarebbe davvero deprecabile non potesse permanere tale anche in futuro). Per tale ragione il San Raffaele è anche un brand di valore economico indubbiamente considerevole».

Creditori convocati il 23 gennaio
Prossima "tappa" nell'iter del concordato preventivo per salvare il San Raffaele è l'adunanza dei creditori convocata il 23 gennaio. A questi spetterà avallare il piano che, nel caso di voto negativo, non potrebbe essere attuato. Il Tribunale ha anche nominato i tre Commissari che dovranno vigilare sul piano, revocabile in caso di frode: Rolando Brambilla, l'avvocato Salvatore Sanzo e Luigi Giovanni Saporito. I tre sono stati scelti, spiega una fonte giudiziaria, per l'elevata professionalità e per la "forza" dei loro studi che dovranno seguire migliaia di creditori.

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