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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2011 alle ore 08:11.

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ROMA
«L'euro non ha convinto nessuno, è una moneta strana». Nel giorno in cui il Btp a dieci anni supera la soglia psicologica del tasso di rendimento al 6%, Silvio Berlusconi attacca la moneta europea e gli attribuisce molte delle responsabilità della crisi attuale soprattutto a causa dell'assenza di un governo economico unitario. Il premier non è nuovo a critiche sulla moneta unica e sulle modalità del change over, ma parlando ieri alle assise sul commercio estero ha usato espressioni più forti del solito, che molti interpretano come avvio di una campagna elettorale inevitabilmente segnata dall'assedio europeo e dei mercati all'Italia.
In serata, Berlusconi ha poi rettificato l'interpretazione che agenzie, siti e televisioni avevano dato delle sue parole con una nota che parla di «pretestuose polemiche su una mia frase interpretata in maniera maliziosa e distorta». Il comunicato di Palazzo Chigi dà una lettura opposta, in chiave europeista, rispetto all'interpretazione data dai media alle sue parole. «L'euro è la nostra moneta, la nostra bandiera», dice. E precisa ancora: «È proprio per difendere l'euro dall'attacco speculativo che l'Italia sta facendo pesanti sacrifici. Il problema dell'euro è che è l'unica moneta al mondo senza un governo comune, senza uno Stato, senza una banca di ultima istanza. Per queste ragioni è una moneta che può essere oggetto di attacchi speculativi».
In effetti il premier, parlando nel pomeriggio a una platea fatta di imprenditori che fanno della presenza sui mercati esteri la propria forza, aveva lanciato le sue bordate all'interno di un ragionamento sulla debolezza delle istituzioni economiche e politiche europee. Dopo un riferimento alle grandi potenzialità dei mercati emergenti, il Cavaliere è passato rapidamente all'attualità e al programma di riforme presentato alla Ue, alla difficoltà di ridurre il debito pubblico derivante dal passato e agli effetti indesiderati che sono scaturiti da un'integrazione europea che non ha puntato su un governo economico unico. «L'euro non ha convinto nessuno – dice rivolgendosi agli imprenditori del made in Italy – è una moneta strana, attaccabile dalla speculazione internazionale, perché non è di un solo Paese ma di tanti che però non hanno un governo unitario né una banca di riferimento e delle garanzie».
Dal Pd sono arrivate parole molto critiche che collegano le parole del premier alle difficoltà di questi giorni con gli alleati europei e all'interpretazione minimalista dello scambio di lettere tra Roma e Bruxelles che, al netto della proposta sui licenziamenti, ieri mattina aveva ribadito Pier Luigi Bersani («è destinata a cadere nel vuoto come tanti annunci del Governo Berlusconi»). In serata il primo attacco è partito dalla presidente del partito, Rosy Bindi: «Qualcuno avverta Berlusconi che in Europa siamo ancora sorvegliati speciali e che le sue esternazioni sull'euro sono pericolose e del tutto fuori luogo». E Anna Finocchiaro, capogruppo al Senato: «Le dichiarazioni con cui Berlusconi da un lato tenta di fare a scaricabarile e dall'altro strizza l'occhio alla Lega sono l'ennesima dimostrazione che questo governo, e il suo presidente del Consiglio, devono andare a casa perché danneggiano il Paese».
Chi è stato alla larga da valutazioni sul futuro della moneta unica è il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Interpellato dai giornalisti a Venezia, a margine dell'incontro Aspen dedicato alla Cina, il ministro ha invece sottolineato come «investire in Europa sia una grande opportunità, soprattutto per la Cina». Sull'impatto che l'accordo Ue possa avere avuto sui mercati, ha risposto che «è troppo vicino per fare una valutazione, ci vuole tempo per vedere come si muovono nei prossimi giorni». L'accordo sul Fondo salva-stati e sulla ricapitalizzazione delle banche – ha aggiunto – «è molto importante» ed è «assolutamente positivo». Ma ora bisogna tradurlo in pratica e «far funzionare la macchina», evitando «il diavolo che si nasconde nei dettagli».
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