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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2011 alle ore 07:41.

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Un forte richiamo a una maggiore «cultura delle istituzioni», a un più forte «senso dello Stato», a «più attenzione all'esercizio delle funzioni dello Stato e alle condizioni in cui versano le sue strutture portanti». Lo ha pronunciato ieri il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha anche esortato a modalità più efficaci e chiare di fare le leggi.

«Per quanto antico e permanente sia il rischio di legiferare confusamente, in modo contraddittorio e tecnicamente difettoso, non c'è dubbio – ha affermato il Capo dello Stato – che in tempi recenti vi sia stato un sensibile scadimento del processo di formazione delle leggi».

Occorre «un forte impegno a reagire a tale scadimento», ha affermato Napolitano rivolgendosi ai consiglieri di Stato, presenti ieri al Quirinale per celebrare i 180 anni dell'istituzione di quello che oggi è il grado di appello della giustizia amministrativa. Un «felice incrocio» di festeggiamenti – l'ha definito il presidente della Repubblica – con i 150 anni dell'Unità d'Italia.
I magistrati amministrativi possono fare molto per normative meno criptiche, perché loro siedono nei posti di responsabilità dei ministeri, sono spesso a capo dei gabinetti e degli uffici legislativi. Allo stesso tempo sono giudici. E richiamandosi alla duplice funzione consultiva e giurisdizionale, il presidente della Repubblica ha chiesto al Consiglio di Stato – citando la difesa di Benedetto Croce nei confronti di Silvio Spaventa, fautore della quarta sezione di Palazzo Spada – di non perdere di vista «la necessità di garantire a tutti i cittadini la giustizia, rendendo più certe e meglio amministrate le norme legislative e impedendo o fermando l'arbitrio dei partiti che prendono il Governo».

Sforzo a cui deve affiancarsi una visione in chiave sempre più europea delle esperienze istituzionali. La necessità «di estendere l'area della sovranità condivisa il cui esercizio sia affidato in Europa alle istituzioni dell'Unione nulla toglie – secondo Napolitano – all'esigenza di un efficace funzionamento e quindi di un rafforzamento delle strutture di uno Stato nazionale come il nostro, storicamente caratterizzato da intrinseche debolezze e oggi esposto a rischi di grave inadeguatezza».

Base di tutto deve rimanere la Costituzione repubblicana, «gli equilibri e le garanzie che essa ha fondato»: da lì, ha concluso Napolitano, bisogna partire anche per ogni eventuale riforma della Carta, che però non deve mai perdere di vista l'interesse generale.

Prima di intervenire alle celebrazioni del Consiglio di Stato, Napolitano si era soffermato sulla crisi economica. Nella lettera di felicitazioni indirizzata al nuovo presidente dell'Irlanda, Michael Daniel Higgins, il Capo dello Stato ha sottolineato come il «superamento della grave crisi economico-finanziaria richiede più che mai volontà di stretta integrazione, coesione e solidarietà nell'Unione europea». Concetto ribadito nella lettera a Rosen Plevneliev, neo eletto presidente bulgaro, al quale Napolitano ha scritto che la «crisi economica richiede risposte determinate e solidali da parte dei ventisette».

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