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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2011 alle ore 10:44.
La Banca centrale europea deve poter intervenire sui mercati come le altre banche centrali, con la stessa celerità e gli stessi strumenti. Per estendere il mandato dell'Istituto di Francoforte, guidato da oggi da Mario Draghi, è necessaria una riforma dei Trattati (in particolare va rivisto l'articolo 105 del Trattato che istituisce la Comunità europea).
Bisogna stabilire che l'obiettivo principale della Bce non è più solo il mantenimento della stabilità dei prezzi, ma anche la tenuta del sistema economico-finanziario e il sostegno alla crescita. In questo modo, a poteri rafforzati, la Bce potrà continuare a intervenire sui mercati in un quadro giuridico più chiaro e con più strumenti, anche dopo che sarà entrato pienamente in vigore il fondo salva-Stati ampliato (Efsf, poi Esm). Su questo punto sono forti le resistenze tedesche, per la posizione presa dal Bundestag e in parte confermata dalla Corte costituzionale tedesca. La linea interventista della Bce sui mercati secondari è stata finora difesa da Jean-Claude Trichet e lo stesso Draghi ha lasciato intendere di voler proseguire in questa direzione.
Questi due compiti - freno all'inflazione e interventi per stabilizzare i mercati - assieme ad altri più regolatori e di sorveglianza, sono contenuti nello statuto della Federal Reserve americana e di molte banche centrali. È pertanto un'anomalia da correggere il fatto che sia soltanto la Bce a non vedere esplicitati nei Trattati i suoi poteri di intervento forte sui mercati. Tanto più in un momento di volatilità delle Borse e di congiuntura debole nell'economia. Indicazioni in questo senso sono giunte, per fare soltanto alcuni esempi degli ultimi giorni, da Martin Wolf, Paul Krugman e Guido Tabellini sul Sole 24 Ore.
La stabilità finanziaria deve essere compresa tra gli obiettivi prioritari della Banca centrale europea.
Un manifesto per risollevare l'Europa
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