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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2011 alle ore 21:47.
Bisogna fermare le minacce e gli insulti di Umberto Bossi contro i giornalisti. A lanciare l'allarme è il presidente della Fnsi Roberto Natale. «I giornalisti - osserva in una nota - sono tenuti ad esercitare il dovere di cronaca anche quando investa il loro operato, e devono dar conto anche delle critiche che il loro lavoro può suscitare. È però semplicemente inaccettabile che un ministro della Repubblica, nelle occasioni in cui sceglie di esprimersi con le parole anziché con i gesti, abbia ormai l'abitudine di insultare e minacciare i giornalisti senza che questa sua ricorrente istigazione alla violenza susciti adeguata riprovazione».
«È successo di nuovo ieri sera - sottolinea il dirigente del sindacato dei giornalisti - in provincia di Piacenza, alla Festa della Zucca, ma le parole erano assai poco scherzose: "Prima o poi vi spacchiamo la faccia", ha detto Umberto Bossi. Se un qualsiasi privato cittadino pronunciasse una frase del genere all'indirizzo di un uomo politico, partirebbe immediato l'allarme sulle degenerazioni che può produrre un clima di contrapposizione violenta. Perché ad un ministro deve essere invece consentito impunemente un comportamento tanto incivile? Serve forse - si chiede in conclusione Natale - che i giornalisti arrivino al silenzio-stampa verso Bossi, per evitare di essere insolentiti?».
Bossi non nuovo agli insulti contro i giornalisti
Non è la prima volta che Bossi esprime il suo disprezzo per la categoria. L'ultima aggressione verbale in ordine di tempo risale al 25 ottobre scorso quando alla giornalista dell'Agi Simona Zappulla ha detto: «Sempre qui a rompere i coglioni, fuori dalle palle!». Ma gli insulti del capo del Carroccio all'indirizzo dei giornalisti sono all'ordine del giorno. Nel corso di un intervento a Somma Lombardo (Varese) Bossi ha definito i rappresentanti della stampa stronzi», «lacché», «gentaglia», «obbedienti agli ordini peggiori pur di andare contro la Lega». Nel suo ultimo giorno di vacanza a Calalzo di Cadore li aveva minacciati, dicendo che qualcuno avrebbe dovuto dar loro dare quattro legnate, dal momento che sono «delinquenti» e «bugiardi». Poi, aveva definito il Corriere della Sera «gran cornuto» e Repubblica un giornale che «inventa balle». Il Senatur aveva affermato che i giornali si erano inventati di sana pianta una contestazione avvenuta in quei luoghi, dove in genere è applaudito. Durante un comizio tenuto ad Alzano Lombardo il 21 agosto scorso, Bossi aveva definito i rappresentanti della stampa gente «da legnare».
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