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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2011 alle ore 10:45.

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Il mercato unico va pienamente attuato nel settore del credito, soprattutto in un periodo di limitata liquidità e di paura di credit crunch come l'attuale. Le autorità di supervisione nazionale non si fidano più degli altri Paesi dell'area euro e impongono alle grandi banche transfrontaliere di non mantenere esposizioni verso altri Paesi.

Per fare un esempio, la sede principale italiana di una banca multinazionale è costretta a finanziarsi in Italia e non può avvalersi del minor costo del capitale delle sue sussidiarie per esempio austriache o tedesche per trasferire liquidità dall'Austria all'Italia. La ragione è che le autorità di supervisione lo impediscono o lo ostacolano. Secondo i Trattati europei, peraltro, una delle libertà fondamentali è quella che riguarda la circolazione dei capitali. Dunque, l'attuazione di un mercato unico per le banche è elemento imprescindibile, ma finora troppo trascurato.

Il mercato del credito è oggi molto segmentato anche per i vincoli imposti dalle autorità nazionali, con ricadute negative per le banche, i consumatori e le imprese, che non possono godere dei benefici di una reale concorrenza sul mercato europeo del credito. Il mercato unico delle banche potrebbe favorire un abbassamento dei tassi e un miglioramento delle condizioni per il finanziamento delle imprese e delle famiglie.

Il commissario per il mercato unico avrebbe già alcuni strumenti per intervenire anche in questo settore. C'è però bisogno di azioni incisive e rapide. Per attuarle serve la volontà politica di far prevalere il bene comune sugli interessi nazionali. Non possiamo avere una moneta unica ma non un mercato unico dei sistemi bancari.

Un manifesto per risollevare l'Europa

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