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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2011 alle ore 15:26.

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La Svezia si fa piú vicina: Julian Assange oggi ha perso l'appello contro la sua estradizione. L'Alta Corte di Londra ha stabilito che il fondatore di Wikileaks dovrá tornare in Svezia per difendersi dalle accuse di violenza carnale e molestie sessuali mosse da due donne, ex collaboratrici del sito. Assange non ha fatto commenti dopo la lettura del verdetto, ma il suo avvocato ha detto che la decisione "non è stata una sorpresa". Fuori dal tribunale molti sostenitori di Wikileaks hanno issato striscioni chiedendo la sua immediata liberazione.

Assange ha ora due settimane di tempo per fare appello alla Corte Suprema, la sua ultima chance di restare in Gran Bretagna. L'Alta Corte ha peró facoltà di impedirgli di rivolgersi alla Corte Suprema e di consegnarlo alle autorità svedesi entro dieci giorni.

Assange era stato arrestato in Gran Bretagna undici mesi fa e da allora ha vissuto in libertà vigilata nella tenuta di campagna di un sostenitore inglese, con l'obbligo di indossare un braccialetto elettronico e di recarsi tutti i giorni alla stazione di polizia locale. Il fondatore di Wikileaks sostiene che le accuse contro di lui hanno motivazioni politiche e che non potrá avere un processo equo in Svezia dove le autorità a suo dire intendono perseguitarlo. Il suo avvocato ha anche espresso il timore che ci sia un accordo dietro le quinte per consegnare il fondatore di Wikileaks alle autorità statunitensi, che sarebbero pronte ad accusarlo di spionaggio in seguito alla pubblicazione di migliaia di documenti riservati Usa.
Intanto stamani i legali delle due donne che accusano Assange si sono lamentati dei tempi lunghi della giustizia inglese, dato che attendono da luglio il verdetto dell'Alta Corte.

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