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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2011 alle ore 09:44.

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Tokyo Electric Power, la società che gestisce la centrale nucleare di Fukushima, gravemente danneggiata dal terremoto e dallo tsunami dello scorso 11 marzo, ha rilevato segnali di una possibile nuova fissione nucleare al reattore numero due dell'impianto. La Tepco ha cominciato quindi a iniettare una miscela di acqua e acido borico nel reattore come misura precauzionale contro una possibile reazione a catena, ma sostiene che la situazione è sotto controllo. Nessuna variazione di temperatura, pressione o livelli di radiazioni è stata riscontrata nel reattore dell'impianto. Il ministro per l'Emergenza nucleare Goshi Hosono si è detto «ottimista» sull'arresto a freddo dei reattori della centrale entro fine anno: le attività di «raffreddamento procedono stabilmente e non c'è motivo di cambiare i piani», ha commentato.

L'Agenzia nipponica per la sicurezza nucleare (Nisa) nel frattempo ha avviato le verifiche per accertare l'ipotesi del rilascio degli isotopi di xenon 133 o 135 nel vaso di contenimento del reattore n. 2 della centrale, ma non ha rilevato particolari criticità. La presenza di xenon, gas di solito rilasciato nel processo di fissione, era stata rilevata dalla Tepco che aveva quindi lanciato la procedura di allerta. I due isotopi (xenon 133 e 135) hanno, rispettivamente, tempi di decadimento di 5 e 9 giorni e la loro misurazione, quindi, farebbe pensare ad un rilascio recente.

Secondo la Nisa i fattori da tenere in considerazione sono molteplici e anche la prova della presenza del gas non è detto possa suggerire che il combustibile, parzialmente fuso dopo lo stop al sistema di raffreddamento per il sisma/tsunami di marzo, sia in condizione di criticità, con reazione a catena auto-sostenuta.

In altri termini, per la fissione è necessaria la presenza di neutroni che, in questo caso, potrebbero essere stati generati non dal processo di fissione stesso, ma dall'attività di cosiddetti emettitori di neutroni o da reazioni di natura secondaria. Ogni processo fissile nel reattore numero 2, qualora si fosse verificato, sarebbe estremamente limitato, «mancando riscontri sul grande rilascio di energia». L'iniezione di acido borico vuole neutralizzare i neutroni.

«Non neghiamo alcuna ipotesi, compresa quella di criticità localizzate all'interno del reattore», ha detto in conferenza stampa Yoshinori Moriyama, portavoce della Nisa. L'importante, ha aggiunto, «è continuare a monitorare eventuali segnali di reazione fissile e mantenere una capacità di controllo».

La scoperta, paradossalmente, coincide con il primo riavvio autorizzato di un reattore dopo il disastro dell'11 marzo. La Kyushu Electric Power, infatti, ha detto che il reattore n.4 di Genkai, spentosi automaticamente il 4 ottobre dopo un guasto, ha ripreso oggi la produzione di elettricità.

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