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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2011 alle ore 06:37.

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Stavolta le firme ci sono. Circa una decina di deputati avrebbero sottoscritto un documento in cui si perora la richiesta di un allargamento della maggioranza per fronteggiare la crisi economica. Una proposta che implica il passo indietro di Silvio Berlusconi, visto che tutte le opposizioni, in primis Pier Ferdinando Casini ha detto e ripetuto che senza le dimissioni del premier non è ipotizzabile il sostegno del terzo Polo. Una richiesta molto simile a quella che autonomamente lancia Maurizio Paniz, fedelissimo di Berlusconi, che però si dice apertamente favorevole a un governo Letta (o in alternativa Schifani).

Tra i firmatari del documento messo ci sono oltre ad alcuni scontenti già noti come Giustina Destro e Fabio Gava, che già non hanno partecipato al voto di fiducia del 14 ottobre, anche Roberto Antonione. L'ex coordinatore di Fi aveva chiesto nei giorni scorsi l'uscita di scena del premier. La riunione dei frondisti, svoltasi all'Hassler di Trinità dei Monti, vede tra i presenti anche Isabella Bertolini, Picchi, Russo e Pittelli. In realtà non tutti i presenti saranno poi tra i firmatari (Stracquadanio lo ha detto esplicitamente). Ma altri sono pronti ad aggiungersi, come ad esempio la calabrese Ida D'Ippolito.

Una pattuglia che per ora preferisce muoversi in autonomia ma che potrebbe poi riunirsi con il gruppetto di malpancisti guidati dall'ex responsabile Luciano Sardelli che, assieme ad Antoniono Milo, Calogero Mannino e Santo Versace sono pronti a dar vita a un gruppo autonomo alla Camera. L'annuncio potrebbe arrivare all'inizio della prossima settimana, in concomitanza con il voto sul rendiconto generale dello Stato per il 2010. Il provvedimento che fu bocciato a ottobre e che impose a Berlusconi di tornare a Montecitorio per una conferma della fiducia. Se si dovesse ripetere lo stesso canovaccio, per Berlusconi non ci sarebbe più prova d'appello.

I numeri sono molto esigui. Il 14 ottobre Berlusconi ottenne 316 voti, appena due in più della maggioranza assoluta. Il voto mancante di Antonione già fa scendere a 315 il numero dei parlamentari. Berlusconi sta tentando una controffensiva affidandosi, anche questa volta, all'opera di convincimento di Denis Verdini che fa trapelare di avere in tasca possibili nuovi ingressi nella maggioranza.

Ma questa guerra di nervi conferma che ormai siamo di fronte a uno scontro aperto all'interno del partito del premier. «Non è più il momento delle furberie» avverte il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini che in sostanza chiede ai frondisti di uscire allo scoperto.

Le parole critiche pronunciate da Maurizio Paniz, capogruppo Pdl in giunta per le autorizzazioni a procedere, lasciano intendere che ormai il malessere ha contagiato anche l'area ritenuta da sempre vicina a Berlusconi. «Sono gli uomini veri che fanno la differenza. E, in questo momento io sono critico con Berlusconi per aver portato una commistione fra pubblico e privato che non va bene», spiega Paniz in un'intervista nella quale rilancia l'ipotesi di un governo Letta anche se più tardi preciserà di voler continuare a sostenere il premier.

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