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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2011 alle ore 06:36.

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È un pezzo del partito di Silvio Berlusconi che vuole intestarsi la fine del Governo. E riuscire, in questo modo, a essere parte attiva nella gestione di un piano B, cioè di un Esecutivo di transizione. Il segnale più chiaro è stata una lettera – questa volta firmata – di una decina di parlamentari del Pdl che riporta in scena il "passo indietro" del premier.

E così l'agitazione nel partito ha toccato un punto di massima tensione soprattutto perché la notizia è arrivata mentre si stava svolgendo un tormentato Consiglio dei ministri dopo un altrettanto tormentato ufficio di presidenza del Pdl. Insomma, ieri le condizioni di sgretolamento della maggioranza sono diventate visibili e non più solo tema per rumors. E dunque è diventata più solida l'ipotesi di un cambio a Palazzo Chigi.

Queste però sono solo premesse. Per arrivare a una crisi e quindi a un nuovo Esecutivo – o elezioni – ci vogliono due fatti: o la rinuncia di Berlusconi oppure l'inciampo parlamentare. La prima viene esclusa. La seconda, cioè la scivolata alla Camera, ha già un giorno possibile in calendario: martedì o mercoledì prossimi quando l'Aula esaminerà il rendiconto dello Stato su cui già la maggioranza era andata sotto. È chiaro che se accadrà ancora, il Colle se ne farà carico e prima ancora – forse – lo stesso premier. Far mancare i numeri per quel giorno sembra l'obiettivo della lettera dei frondisti che hanno trovato una sponda politica nell'Udc. Ma è in queste ore e nei prossimi giorni che l'opposizione deve offrire una via d'uscita, un "paracadute", ai dissidenti Pdl che non hanno voglia di andare alle elezioni anticipate.

Ecco allora le ipotesi sul tavolo. Un paio di settimane fa la più consistente era quella di un Governo Letta, oggi invece prende più quota l'opzione di un Esecutivo di Mario Monti. È la prima scelta del Pd e del terzo polo ma può diventare anche quella di una larga parte del Pdl. Le previsioni dell'opposizione raccontano di un piccolo blocco Pdl che si scongelerebbe adesso per far cadere il Cavaliere e di una sessantina di deputati che si aggiungerebbero solo dopo, una volta che la crisi è in atto. La ragione? Una, per esempio: scongiurare le elezioni anticipate anche per non vedersi sfuggire il vitalizio che si può ottenere (per chi è parlamentare di prima nomina) solo alla fine della legislatura. L'altra ragione è che – visti i sondaggi – molti non tornerebbero in Parlamento. Insomma, queste ragioni – insieme al senso di responsabilità per la crisi – porterebbe un blocco della maggioranza a votare per Monti.

E questo è un po' il punto cruciale di questa opzione perchè di certo un nuovo Esecutivo non può profilarsi come un "ribaltone" e dunque dovrà avere anche i voti della maggioranza o di una sua parte. Di certo non ci sarà il «sì» della Lega che sotto sotto tifa questa ipotesi per rimettersi all'opposizione e cercare di riprendere fiato nei consensi. Il Senatur si è espresso con chiarezza – con una pernacchia – a chi gli chiedeva di Monti premier. Anche se voci del Translantico non escludono che ci possa essere il sostegno – su alcuni provvedimenti clou – anche della parte "maroniana" del Carroccio.

Una via di accesso al Governo Monti è anche un'altra. Ed è quella di cui Pier Ferdinando Casini e Pierluigi Bersani avrebbero discusso con il Colle: votare anche loro i provvedimenti varati ieri da Berlusconi ma nella chiarezza di una maggioranza che non c'è più e che ha bisogno del sostegno dell'opposizione. Di fronte a una nuova maggioranza – ma mettendo in sicurezza le leggi che ci chiedono i mercati e Bruxelles – il premier sarebbe costretto a salire al Quirinale e dimettersi. Con il Colle che avrebbe già pronta la maggioranza per sostenere Monti.

Ma fino a qualche settimana fa aveva solidità anche un piano B che vedeva Gianni Letta a Palazzo Chigi. Se ne era parlato anche con l'opposizione ed era stato creato uno schema di questo tipo: mandato esplorativo a Renato Schifani per poi approdare a un Esecutivo-Letta. Il fatto è che quell'ipotesi non è più potabile oggi. Si è perso l'attimo, in un certo senso. Perché un po' di tempo fa si poteva concedere al premier una successione a Palazzo Chigi nel segno della continuità, ora non più. Non dopo il disastro dei mercati, la pressione dell'Europa e le deteriorate condizioni numeriche della maggioranza.

I NOMI

Mario Monti
Ex commissario europeo
Opzione Monti
Prende quota l'opzione di un Esecutivo di Mario Monti. È la prima scelta del Pd e del Terzo polo ma può diventare anche quella di una parte del Pdl. Una sessantina di deputati si aggiungerebbe dopo, una volta che la crisi è in atto

Gianni Letta
Sottosegretario a Palazzo Chigi
Scende la quotazione Letta
Fino a qualche settimana fa aveva solidità anche il piano che vedeva Gianni Letta a Palazzo Chigi. C'erano aperture anche nell'opposizione. Ma ora l'ipotesi è pressoché tramontata

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