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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2011 alle ore 06:40.

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ROMA.
Un intricato sistema di calunnie con regia a Potenza e l'appoggio di «esponenti politici coperti da immunità parlamentare» che predisponevano «atti di sindacato ispettivo». La presunta massoneria togata, ai cui vertici ci sarebbe stato il sostituto procuratore generale della Corte d'Appello del capoluogo lucano, Giovanni Bonomi, poteva godere di importanti appoggi del mondo politico. Personalità in grado di colpire magistrati considerati scomodi come Henry John Woodcock - attualmente a Napoli - Gloria Iannuzzi, Anna Gloria Piccininni, Laura Triassi e Giuseppe Galante, ex procuratore di Potenza oggi in pensione. Nell'inchiesta della Procura di Catanzaro, competente sui colleghi di Potenza, risultano indagati, con Bonomi e Modestino Roca, anche lui sostituto procuratore generale, l'ex agente Sisde Nicola Cervone, attuale cancelliere al Tribunale di Melfi, e altri agenti di polizia giudiziaria. Si ipotizzano, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, violazione della legge Anselmi sulla massoneria, corruzione in atti giudiziari, abuso d'ufficio e rivelazione del segreto istruttorio. L'indagine, che punta su una serie di lettere anonime diffamatorie sui magistrati, in particolare su Woodcock, potrebbe subire uno slancio ulteriore sulla "pista politica" ma al momento gli inquirenti preferiscono non sbilanciarsi. Agli investigatori della Squadra mobile di Potenza coordinati dal dirigente Barbara Strappato, però, è sembrato singolare il documento rinvenuto nel corso di una perquisizione a carico dell'ex 007 ritenuto l'autore, su mandato di Bonomi, delle lettere diffamatorie. Sono state rinvenute, tra l'altro, 51 fotocopie di richieste di intercettazioni a firma di Woodcock e «2 fogli dattiloscritti - si legge nel verbale della polizia - intestati Procura Generale di Potenza prot. N. 7436 del 13 ottobre 2005 avente ad oggetto: trasmissione (…) di copia di interrogazione parlamentare (sen. Bucciero) su una richiesta "di astensione" dalle indagini "nei confronti dei pm di Catanzaro (De Magistris, Spagnuolo, Lombardi, Dolce e Pudia), recante nell'ultima pagina la firma dattiloscritta e manoscritta" del "sostituto procuratore generale (Gaetano Bonomi)"». Questo documento potrebbe far retrodatare la presunta «macchina della calunnia» a quando l'ex pm di Catanzaro e attuale sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, aveva aperto il fascicolo "Toghe Lucane". «Non conosco assolutamente il sostituto procuratore generale Bonomi - ha detto l'ex senatore di An Ettore Bucciero - e le mie interpellanze sono su internet. Sono stato il primo a presentarle per il caso Catanzaro perché avevo raccolto un malumore non di altri magistrati ma di cittadini».
Ieri si è svolto l'interrogatorio di Bonomi. «Siamo molto soddisfatti - ha detto - per come è stato gestito e condotto l'interrogatorio, riteniamo che chi ha la possibilità di accertare la verità, avrà la possibilità di farlo, e di capire se le ipotesi di accusa sono destinate a rimanere tali, o portare a conseguenze diverse che noi ci auguriamo non intervengano. Noi pensiamo di aver chiarito ogni punto».
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