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Questo articolo è stato pubblicato il 04 novembre 2011 alle ore 20:04.

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Silvio Berlusconi con Marco Pannella in una foto d'archivio (Ansa)Silvio Berlusconi con Marco Pannella in una foto d'archivio (Ansa)

Radicali contesi da Pdl e Pd dopo che hanno annunciato la disponibilità a valutare, provvedimento per provvedimento, i contenuti del maxiemendamento. Ma il loro no alla fiducia al Governo Berlusconi non sembra in discussione. Intanto «oggi abbiamo presentato una trentina di emendamenti», annuncia il senatore Marco Perduca, con al centro temi come la liberalizzazione dell'età pensionabile, l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, ma anche la liberalizzazione di alcune professioni (in particolare per gli avvocati), i tagli alle spese militari «inutili» (come quelle per i Joint Strike Fighter) e l'introduzione dell'Ici per le attività commerciali della Chiesa.

Contare però nell'inserimento di queste misure parrebbe avventato, dati i precedenti. «A memoria - sottolinea Perduca - non ricordo mai inclusione di provvedimenti in maxiemendamenti. In ogni caso la nostra posizione è chiara: non diamo fiducia a qualcuno che già vent'anni fa aveva promesso riforme mai attuate».

Anche perché «la fiducia è un atto politico», precisa Mario Staderini segretario dei Radicali italiani. Che spiega così la posizione del partito: «Valuteremo provvedimento per provvedimento perché nella lettera della Bce abbiamo ritrovato buona parte del nostro programma, ma negli intenti annunciati da Berlusconi manca una strategia complessiva». Il riferimento è in particolare alla questione dei licenziamenti, «non ci sono forme di tutela per chi non ha cassa integrazione, non si parla di un sussidio di disoccupazione serio, con un welfare per la persona e non per le imprese». E poi non c'è nulla sulla giusitizia «nonostante fosse uno dei quattro punti toccati dalla Bce che faceva riferimento alla giustizia civile».

Intanto i rapporti con i democratici si avviano (forse) a una fase di distensione. Resta confermato l'incontro della prossima settimana con il segretario, Pier Luigi Bersani,e i capigruppo di Camera e Senato.
«È servito insistere sulla necessità di un rapporto politico, il messaggio è stato accolto», dice Perduca alludendo al contenuto della mozione del congresso di Chianciano nella quale si constata la distanza dai democratici sul terreno delle riforme, ma si garantisce attenzione alle iniziative politiche in sintonia con gli obiettivi storici dei Radicali.

Nel Pd i Radicali continuano a guardare con particolare attenzione alle proposte di Matteo Renzi e Nicola Zingaretti e si preparano ad arricchirle con alcuni suggerimenti.

«I 100 punti di Renzi - sottolinea Perduca - affrontano alcuni nodi molto importanti che a sinistra non si vogliono includere nel dibattito politico». Sull'economia «si va nella direzione giusta, sulla lotta agli sprechi e ai privilegi anche, ci sono pure aperture alla trasparenza e alla responsabilità degli amministratori». Zingaretti invece «ha recuperato la necessità di europeizzare la visione politica, elemento assente in tutti gli altri leader che in questa fase si sono scoperti nazionalisti».

E Serracchiani e Civati che hanno lasciato i Rottamatori di Renzi? «Hanno fatto un passo indietro rispetto a quello che era necessario».

Che intorno ai Radicali si sia sviluppata una certa attenzione (non solo in ambienti strettamente politici) lo dimostra la reazione del popolo di Facebook, oggi all'attacco di Marco Pannella. Non va giù l'apertura del fronte radicale alla possibilità di fare da stampella al Governo sul maxiemendamento al ddl stabilità. Per il segretario Staderini la colpa è «della cattiva informazione». Da una ricerca, racconta, risulta «che solo il 15% degli interpellati sa che i Radicali in questi tre anni hanno sempre, senza eccezioni, votato contro la fiducia a Berlusconi. Il 50% pensa invece che abbiano votato a favore».

Marco Pannella ha già messo in guardia i suoi, parlando a Radio Radicale del Facta/Berlusconi, con un richiamo esplicito al presidente del governo che precedette la dittatura di Benito Mussolini e che, per indecisione, non si oppose al regime. Invece, dice Perduca, «il Berlusconi con il quale dialogavamo era quello del '94, ma a partire dal '96 si è accodato all'ultima evoluzione della partitocrazia».

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