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Questo articolo è stato pubblicato il 04 novembre 2011 alle ore 17:07.

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Alla repressione delle rivolte in Siria starebbe dando il suo contribuito anche un'azienda italiana con sede nel varesino, la Area spa, attiva dal 1996 e specializzata nel settore della sorveglianza. Secondo quanto riferisce Bloomberg, squadre di tecnici della società sono giunte quest'anno a Damasco, in piena escalation delle violenze (più di tremila vittime finora). E sotto la guida dei servizi di intelligence siriani sono impegnate a installare un sofisticato sistema per intercettare, leggere e catalogare ogni email o altra comunicazione in entrata o in uscita dal Paese. Ben più intrusivo, dunque, del semplice dispositivo per bloccare i siti web.

Il sistema, nome in codice "Asfador", attualmente in fase di test, consentirà di monitorare in tempo reale ogni comunicazione, disegnando grafici che mostrino la mappa dei network virtuali di ogni cittadino. Asfador sarebbe l'uomo che, secondo le fonti interpellate da Bloomberg, avrebbe contattato Area nel 2008, proponendo l'accordo (del valore di oltre 13 milioni di euro) con la compagnia statale (e principale operatore) Syrian Telecommunication Establishment. Senza l'ausilio della società italiana, la Syrian Telecom avrebbe infatti potuto controllare solo una parte delle comunicazioni del Paese, e non tutto il traffico internet. Area ha chiuso l'affare nel 2009. E lo scorso febbraio una prima nave carica di computer e altre tecnologie ha attraccato nel porto di Latakia.

Andrea Formenti, amministratore delegato di Area, ha spiegato di non poter discutere nello specifico di clienti o contratti, ma assicura che la società è in regola con tutte le leggi e le regole sulle esportazioni. «Il sistema di intercettazioni prevede tempi molto lunghi, mentre le cose possono cambiare molto velocemente» ha detto, citando la sorte di Gheddafi («fino a poco fa grande amico del nostro premier»). Come dire, forse: i contratti con Bashar Assad sono stati firmati tempo fa, prima delle rivolte siriane. Formenti non ha però voluto rispondere ad alcune domande che ilsole24ore.com ha provato a porgli. Dall'azienda è arrivato un preventivo: «Non abbiamo alcuna dichiarazione da rilasciare».

Restano così insoluti alcuni (tanti) interrogativi su un affare che desta l'attenzione di tutti, e non solo delle associazioni per i diritti umani. Per il progetto, Area sta usando attrezzature di compagnie europee ed americane: hardware e software per archiviare le email arrivano da NetApp, con sede in California; le attrezzature per "leggere" i network da Qosmos (sede in Francia), e quelle per connettere le linee telefoniche ai computer del centro di monitoraggio ("Captor") sono fornite da Utimaco (sede in Germania). Queste aziende non hanno equipaggiato direttamente il regime di Assad, ma la società italiana. Da maggio scorso, l'Unione europea ha imposto una serie di sanzioni contro la Siria, incluso il divieto di vendita di armi. Ma le misure non impediscono alle società di cedere quel tipo di dispostivi che rientrano nel progetto di Area.

Qualcuna di loro, però, già prende le distanze. L'amministratore delegato di Qosmos, Thibaut Bechetoille, ha dichiarato di voler ritirarsi dal progetto: «Non è giusto dare supporto a questo regime». Bechetoille afferma che quattro settimane fa il board ha deciso per l'uscita, ma sta ancora cercando di capire come svincolarsi dall'impegno. Ritirarsi – dicono - è complicato, tecnicamente e contrattualmente. Il general manager di Utimaco, Malte Pollmann, ha piena fiducia in Area e si dice convinto che le tecnologie sono usate ed esportate legalmente. Utimaco raramente sa dove i propri partner installano le attrezzature, afferma Pollmann: «Non ho bisogno di saperlo, perché non è obbligo del partner comunicarcelo».

Gli Stati Uniti, da parte loro, già dal 2004, hanno vietato diversi tipi di esportazione in Siria: il governo potrebbe ora esser chiamato a decidere se l'hardware fornito da NetApp violi o meno le disposizioni. Dalla società americana si difendono. «Non sappiamo se qualcuno dei nostri prodotti sia stato venduto in o alla Siria» dice Jodi Baumann, direttore delle comunicazioni. NetApp, afferma la fonte di Bloomberg, non avrebbe potuto avere rapporti direttamente con Area: la filiale ha ceduto le attrezzature attraverso un intermediario in Italia, che poi le ha rivendute ad Area. Ci sono però alcune email scambiate il 30 marzo, a due settimane dall'inizio dei tumulti, tra la filiale italiana di NetApp e Area, in cui la società americana spiega come configurare i dispositivi appena ceduti. Quel giorno Assad, in un discorso al parlamento siriano, accusa i protestanti di ordire un complotto. «Se ci sarà imposto di scendere in battaglia, la battaglia sarà la benvenuta», le sue parole.

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