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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2011 alle ore 14:32.

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«Occorre una straordinaria coesione sociale e nazionale di fronte alle difficoltà molto gravi, alle prove molto dure che l'Italia deve affrontare nel quadro della sconvolgente crisi finanziaria che ha investito l'Europa e che incombe sulle nostre economie, sulle nostre societa». Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a Conversano. L'Italia non può rialzarsi «in un clima di guerra»: «Urge coesione».

Sacrifici con spirito di equità
«Bisognerà rivedere molte cose, nel modo di governare, nel modo di produrre e di lavorare, nel modo di vivere e di comportarci di tutti noi e naturalmente indispensabili saranno spirito di sacrifico e slancio innovativo, affrontando anche decisioni dolorose che potranno apparire impopolari, ma che dovranno rispondere agli interessi profondi del nostro popolo con spirito di equità, con la giusta misura dei pesi e dei carichi sul nostro tessuto sociale»

Condividere gli sforzi indispensabili per riaprire all'Italia una prospettiva di sviluppo
«Nella situazione che ci sta davanti l'Italia non può ritrovare la sua strada in un clima di guerra politica», ha detto Napolitano, ai microfoni di Sky Tg24, spiegando che «é indispensabile un riavvicinamento tra campi politici contrapposti. Il che non significa confondersi, rinunciare alle rispettive identità, ma significa condividere gli sforzi che sono indispensabili per riaprire all'Italia una prospettiva di sviluppo e anche per ridare all'italia il ruolo e il prestigio che le spetta nella comunità europea e nella comunità internazionale».

Il rifiuto di ogni violenza impone una vigilanza continua
«È dalla memoria e dalla condanna del fascismo che è scaturito il rifiuto, risuonato questa mattina così forte, di ogni violenza», ha detto il capo dello Stato nel suo intervento alla cerimonia per il 90^ della morte di Giuseppe Di Vagno, il giovane parlamentare socialista ucciso da una squadraccia fascista nel '21. Napolitano ha insistito sul fatto che «il rifuto della violenza, in cui può degenerare anche il legittimo confronto sociale e politico, esige una vigilanza continua ed esige una reazione pronta e netta ad ogni rischio, a ogni segno, e purtroppo se ne manifestano anche oggi, di scivolamento nella violenza e nella illegalità».

Napolitano si sofferma a parlare col padre di Giovanni Bruno, ucciso in Afghanistan
Al suo arrivo a Conversano il presidente della Repubblica si è soffermato qualche minuto a parlare con il padre di Giovanni Bruno, un soldato ucciso in Afghanistan nell'ottobre del 2004 a soli 24 anni. L'uomo, Francesco Paolo, ha salutato il presidente e ha chiesto di essere ricevuto al Quirinale per parlargli di una iniziativa fatta a nome di suo figlio per la realizzazione di un'isola neonatale nell'ospedale di Herat. Secondo quanto riferito dall'uomo, la famiglia del soldato ucciso ha già fatto una donazione per la realizzazione di questa struttura sanitaria. (N.Co.)

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