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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2011 alle ore 08:12.

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MILANO
È stata un'altra giornata di passione per i titoli di Stato italiani stretti nella morsa delle dichiarazioni poco rassicuranti uscite dal G20 e le richieste di monitoraggio da parte del Fondo monetario internazionale sulle misure di risanamento che l'Italia si accinge a intraprendere. Lo ha spiegato chiaramente la direttrice del Fondo, Christine Lagarde, sottolineando come il problema dell'Italia in questo momento è la «mancanza di credibilità» sui mercati, quanto basta per portare lo spread a sfiorare i 460,2 punti base contro il decennale tedesco e il rendimento al 6,42% ai massimi dall'entrata nell'euro.
Eppure la giornata era iniziata sotto i migliori auspici, risentendo positivamente degli effetti del taglio dei tassi d'interesse da parte della Bce e dell'annullamento del referendum della Grecia da spingere lo spread verso la soglia dei 421 punti base, un netto restringimento rispetto alla chiusura di giovedì a 434 centesimi. A spingere sulla buona riuscita della seduta erano stati anche i dati positivi sulla disoccupazione americana ad ottobre con 80mila nuovi posti di lavoro, meno delle 100mila unità attese dagli analisti ma sufficienti a ridurre leggermente il tasso di disoccupazione al 9%, dal 9,1% precedente e contro il 9,1% previsto. Un piccolo segnale di fiducia subito ridimensionato da quello negativo sulle buste paga, cresciute meno delle attese.
Fino a quel momento le Borse si erano mantenute sulla parità, ma a rovinare la festa arrivano le parole del presidente della Commissione europea José Manuel Barroso sull'iniziativa dell'Italia di chiedere all'Fmi di monitorare l'applicazione dei suoi impegni. A sollevare i dubbi sulla capacità del paese di far fronte ai propri impegni «sono i mercati» come dimostrano le tensioni sullo spread, e la decisione di invitare l'Fmi già dalla prossima settimana «serve a dimostrare ai mercati la determinazione assoluta» dell'Italia, ha aggiunto Barroso.
Immediata la reazione dei titoli sovrani europei, con il BTp a 10 anni salito di sette centesimi al 6,27%, quello spagnolo di identica scadenza al 5,57% fino al titolo a 2 anni portoghese che ha toccato il livello record del 21,47% mentre quello greco, completamente fuori controllo, è arrivato fino all'89,2 per cento. C'è poi stata la pubblicazione dell'elenco delle 29 banche sistemiche che per il Fsb, l'ultimo presieduto da Mario Draghi, devono assicurare più stabilità patrimoniale, tra queste c'è anche UniCredit. Sugli istituti di credito europei pesano le esposizioni nei loro bilanci dei titoli di Stato con le loro quotazioni sempre più sotto pressione: le nuove indicazioni portano a una nuova impennata dello spread arrivato a sfiorare 460 punti base per poi ripiegare leggermente in chiusura a 455 centesimi. Ma non basta: molto peggio hanno fatto i titoli italiani con scadenze brevi, segno inequivocabile di una sfiducia crescente. I rendimenti sui BTp a cinque anni hanno, infatti, concluso le contrattazioni sui mercati telematici con un rialzo dei rendimenti di ben 32 punti base, quelli a due anni con un aumento di 28 centesimi. «Ancora un disastro», è il commento di un operatore a dare una sintesi della giornata.
Di certo i mercati non sono rimasti indifferenti anche alle parole del premio Nobel per l'Economia Paul Krugman secondo il quale l'interesse sul debito italiano è ormai troppo elevato e questo si ripercuoterà sul sistema bancario del nostro Paese.
Si è allargato anche il differenziale del decennale spagnolo portandosi a 376 punti base da 366 mentre quello della Francia ha ristretto a 125 da 129 di mercoledì così come quello dell'Irlanda a 644 da 649 punti base e quello dei gilt ha chiuso a 49 centesimi da 53.
Ora gli occhi dei mercati sono puntati sulla seduta di lunedì dopo i risultati deludenti del G20 di Cannes che già ieri gli analisti valutavano in modo preoccupante per i mancati progressi sulla soluzione del debito: nessun aderente ha, infatti, accolto l'invito a sottoscrivere il fondo salva Stati e comunque nessuna dichiarazione è giunta dai paesi emergenti a cominciare dalla Cina, a sostegno dell'Efsf. Attesi soprattutto i dati economici europei che usciranno la prossima settimana previsti in ribasso rispetto alle previsioni degli uffici studi per la produzione industriale dell'Italia, Germania e Francia.
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