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Questo articolo è stato pubblicato il 06 novembre 2011 alle ore 14:38.

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Una giornata concitata, all'insegna della paura, dei falsi allarmi e anche delle contestazioni al sindaco, Marta Vincenzi, per non aver ordinato la chiusura delle scuole, e delle accuse per i morti (sei) di via Fereggiano. Il giorno dopo l'alluvione che ha causato l'esondazione dei torrenti Fereggiano e Bisagno, sotto una pioggia ancora battente, Genova ha cominciato a chiedere risposte, sul disastro, ai suoi amministratori. Mentre una prima stima del Comune quantifica in oltre 7 milioni i danni subiti dalle strutture pubbliche.

La mattinata di ieri, peraltro, è cominciata malissimo, con un nuovo allarme esondazione in via Fereggiano, poi rivelatosi falso ma accreditato come reale sia da vigili del fuoco e polizia sia dal Comune, sul cui sito web è stata annunciata l'evacuazione della strada. Le forze dell'ordine hanno dato l'allerta alla popolazione chiedendo agli abitanti di salire ai piani alti, a causa di un cedimento di un muro di contenimento del torrente.

Poi tutto è rientrato, fortunatamente senza alcuna inondazione.
Poco prima, il sindaco era stato accolto in via Fereggiano, dove era andato per rendersi conto della situazione, dalle grida di alcuni residenti: «Vergogna, vattene a casa, dimissioni»; «Perché ha lasciato le scuole aperte?»; «Voi lo sapevate che questo è un posto a rischio, ma non avete fatto niente».

È mancata «una informazione forte», si è giustificata in seguito la Vincenzi, e ha aggiunto: «I bambini non andavano presi da scuola», proprio alle 13, quando erano più forti le precipitazioni. Ma interrogando gli abitanti del quartiere si scopre un'altra realtà. «La scuola dei miei figli – afferma Piero Graffione – è a Struppa e, intorno alle 12,30 dall'istituto mi hanno chiamato facendomi capire che sarebbe stato meglio se fossi andato a prenderli.

Ci ho messo tre ore e mezza per arrivare». Un'esperienza vissuta da tanti altri genitori, e anche, tragicamente, da Rosanna Costa, madre di Serena Maria, morta a 19 anni perché andava a prendere il fratellino, chiamata dalla scuola. «Dovevano chiuderle quelle maledette scuole. Mia figlia sarebbe ancora con noi», dice Rosanna.

Impressionante anche la testimonianza commossa di chi, come Francesco Larosa, ha visto la fiumana d'acqua e fango di via Fereggiano portare via la giovane mamma Shpresa Djala e le sue due figlie, senza poter fare nulla. «Lo zio delle bambine, Iuri, è un mio amico: urlava "aiutatemi" ma io ed altre persone lì non potevamo far nulla: avevamo l'acqua fino al collo».

«Volevo dare un futuro alla mia famiglia – dice Flamur Djala, padre delle piccole – per questo ero venuto in Italia con mia moglie. Invece ho perso tutto in pochi minuti». Decisamente più sereno il giovane Luca che, con una pala in mano, ringrazia Alessandro Bussolino, responsabile regionale ligure della Croce Rossa, sezione soccorsi speciali, per aver salvato, calandosi in un cavedio, sua madre che vi giaceva con un ginocchio rotto, dopo essere stata trascinata dalla piena.

Storie che colpiscono e che non sfuggono al capo della protezione civile, Franco Gabrielli; il quale, però, non intende puntare il dito contro il sindaco. «Le scuole di Genova – afferma – venerdì potevano essere tranquillamente chiuse per ridurre gli spostamenti. Ma bisogna decidere se si vuole accettare o meno una sorta di patto sociale per evitare che, se il sindaco chiude le scuole e non accade nulla di grave, poi sia crocifisso. È n necessario un cambio di mentalità generale. Bisogna, visti i mutamenti climatici che provocano fenomeni eccezionali, cominciare a parlare di autoprotezione, che non significa arrangiarsi ma avere consapevolezza dei pericoli del maltempo». Gabrielli aggiunge ndi essere «molto preoccupato per quello che potrà avvenire nel bacino del Po, dove ci sono situazioni di criticità». Il problema, secondo nil governatore ligure nClaudio Burlando (nominato ieri dal governo commissario all'emergenza, con Vasco Errani per la Toscana), «è la difficoltà a fare prevenzione perché i finanziamenti e procedure sono lenti».

nNel frattempo, la procura di Genova ha aperto un'inchiesta contro ignoti, sull'alluvione, per disastro colposo e omicidio colposo plurimo. E anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, afferma che «c'è bisogno di approfondire gli aspetti di questa tragedia. Sono ancora scosso». Mentre il premier, Silvio Berlusconi, sottolinea: «Terribile. Ma è evidente che si è costruito laddove non si doveva costruire».

L'arcivescovo di Genova e npresidente della Cei, Angelo Bagnasco, in visita ieri ai luoghi dell'alluvione, ha ricevuto una telefonata di Benedetto XVI , in cui il Papa ha espresso la vicinanza alla popolazione di Genova e una npreghiera per i morti . Intanto, il maltempo imperversa anche sul Piemonte (sono n1.500 i liguri e piemontesi sfollati), su Lunigiana, spezzino e nSardegna ma anche a Roma e nel napoletano.

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