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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2011 alle ore 08:08.

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Incerti a quota 23. Il destino della maggioranza nel voto di oggi sul rendiconto è nelle mani di questi deputati malpancisti o presunti tali. Perché se tutti si astenessero, al governo resterebbero 311 voti. Sempre qualcuno in più rispetto all'opposizione ma definitivamente sotto quota 315, la soglia della maggioranza assoluta, che tutti ormai danno per irraggiungibile. E il quadro potrebbe aggravarsi in caso di voto di fiducia con un centrodestra capace di ridursi fino a quota 300.

Il coordinatore del Pdl Denis Verdini ieri ha trascorso tutta la giornata all'inseguimento dei vari 'scontenti'. Si racconta che abbia, invano, cercato di chiamare anche Fabio Gava, uno dei firmatari dell'appello a Silvio Berlusconi per un governo di larghe intese. I sei frondisti dichiarati (Destro, Gava, Pittelli, Bertolini, Antonione e Stracquadanio) oggi in mattinata si riuniranno per fare il punto della situazione. Dal canto suo, il premier ne ha già contattati tre: Giorgio Stracquadanio, Isabella Bertolini e Roberto Antonione per incontrarli. La Bertolini ha già detto che sul rendiconto il suo sì è scontato.

Al contrario, Antonione si dice offeso da quel «traditori» pronunciato ieri dal premier e deciso ad astenersi fin dal rendiconto. «Domani (oggi per chi legge, ndr) - preannuncia - dovrei vedere il presidente Berlusconi, ma non sono più nemmeno sicuro di andarci perché mi hanno dato molto fastidio quelle sue frasi sul 'guardare in faccia i traditori'». E quella del lanciare strali contro i 'traditori' è una linea che desta preoccupazione perché il rischio emorragia di deputati non solo non si ferma ma rischia di riservare altre sorprese. Pare infatti che nelle file del Pdl ci siano almeno altri tre-cinque deputati, i cui nomi sono per ora top secret, ormai a un passo dall'addio. Alcuni sono in trattativa per passare con l'Udc, altri per formare quel nuovo gruppo di 'scontenti' che sarebbe la pitera angolare del nuovo governo.

Rispetto all'ultima fiducia, quella del 14 ottobre, tre deputati hanno ufficialmente abbandonato la maggioranza che dunque in nessun caso potrebbe superare quota 314. Ma in forse c'è il voto di Antonio Milo (ex responsabili), che insieme a Enzo Scotti e Luciano Sardelli, ha firmato una dura nota contro Berlusconi. Fra l'altro ieri si sono diffuse voci secondo cui Scotti starebbe per dimettersi da sottosegretario agli Esteri. All'appello dovrebbe poi mancare il repubblicano Francesco Nucara che ha annunciato un'assenza per motivi privati. Infine, tra gli scontenti c'è Giancarlo Pittelli del gruppo misto. Con queste defezioni la maggioranza sarebbe a quota 311.

Ma questo target non è per nulla scontato. Supporrebbe infatti un voto a favore da parte di tutti gli ex Fli che invece hanno manifestato più di un dubbio: in prima fila Antonio Buonfiglio. «Se questo voto si trasforma in una conta per la fiducia - ha detto ieri l'ex finiano -, allora terrò il comportamento già avuto lo corso 14 ottobre», e cioé l'astensione.
E chi può giurare sul comportamento di Pippo Gianni (Pid) che ieri in alcune interviste ha espresso la sua contrarietà a votare la fiducia al maxiemendamento in funzione anti-Tremonti? Ieri il ministro Saverio Romano, leader di Pid, ha assicurato la 'fedeltà' di tutti i suoi deputati ma i fatti si vedranno solo oggi in Aula.

Dovrebbe restare invece in silenzio la fronda di molti Pdl che negli ultimi giorni hanno espresso la loro insofferenza per lo stallo in cui ormai si dibattono governo e maggioranza: garantiti dunque i sì di Mazzuca e Cazzola. Ma per due che rassicurano altri restano in penombra: cosa farà Stagno D'Alcontres che ha chiesto fondi per il suo comune di provenienza, pena il no alla fiducia? Per ora chiarisce che «non andrà nell'Udc pur essendo stato contattato da Casini».

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