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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2011 alle ore 06:38.

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Nell'Europa dell'austerity la Germania può permettersi di tagliare le tasse. Come promesso, la maggioranza guidata dal cancelliere Angela Merkel domenica ha trovato un accordo per ridurre di due miliardi il prelievo fiscale nel 2013 e di altri quattro l'anno successivo: sei miliardi di sgravi per ridare fiato a un'economia che moltiplica i sintomi di difficoltà. Ieri sono stati diffusi i dati della produzione industriale a settembre, che sono sulla scia di quelli appena usciti su fiducia delle imprese, indice Pmi del manifatturiero e dei servizi, ordini all'industria, tutti negativi.
La produzione industriale ha accusato il calo più brusco da febbraio del 2009, con una flessione del 2,7% su agosto, con un crollo della produzione di auto, precipitata del 10,8 per cento. Ad attenuare il quadro ci sono due considerazioni, sottolineate dagli analisti di Unicredit. Da un lato, la produzione industriale di agosto è stata rivista al rialzo (da -1% a -0,4%), dall'altro l'auto, che a settembre ha preso un brutto colpo, aveva accelerato molto nei due mesi precedenti, a causa di ordini arretrati. Questo ha reso inevitabile e più forte la flessione di settembre. Infine, la produzione industriale resta in crescita dell'1,7% nel terzo trimestre sui tre mesi precedenti, quando era cresciuta dell'1,5%. Questo non impedisce di prevedere un rallentamento a fine anno.
In questo contesto è stato raggiunto l'accordo sul taglio delle tasse, che riguarda soprattutto i redditi bassi e chiude un confronto che si trascinava da mesi. Il pacchetto prevede anche l'aumento dei contributi previdenziali, più investimenti in infrastrutture stradali, la semplificazione delle norme per assumere dall'estero personale qualificato, con sussidi per quelli che hanno figli.
«Abbiamo fatto un passo verso la giustizia fiscale e al tempo stesso abbiamo rafforzato la crescita», ha commentato la Merkel, che aveva annunciato i tagli un mese fa e che insieme ai liberali dell'Fdp deve fronteggiare un costante calo di consensi per sé e il suo partito (la Cdu) a causa dell'impegno a favore degli Stati più indebitati dell'Eurozona. Un impegno impopolare tra i contribuenti tedeschi. Venerdì scorso, il ministero delle Finanze ha annunciato che per fine anno il deficit scenderà a 25 miliardi, la metà dei 48,4 stimati.
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