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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2011 alle ore 06:38.

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MILANO
La grande incognita riguarda oggi, quando si capirà quale è la reazione dei mercati obbligazionari all'annuncio, arrivato in serata, delle prossime dimissioni di Silvio Berlusconi. Ma se si guarda a ieri, e alla forbice tra BTp e Bund, si capisce quale sia il livello di guardia raggiunto dal rischio del debito italiano: lo spread ha sfondato quota 500 punti base e raggiunto così nuovi record.
Complici le forti incertezze che per tutta la giornata hanno pesato sullo scenario politico italiano, il differenziale di rendimento tra i due titoli di Stato ha raggiunto il 5,005%, il massimo dai tempi dell'introduzione dell'euro. Una quota, questa, toccata alle 18.05 sulla piattaforma Thomson-Reuters, dopo la chiusura del mercato dei BTp. A mercati aperti, il rendimento del titolo di Stato decennale è salito anch'esso a quote record: in chiusura lo yield si è attestato al 6,797%, dopo aver toccato il picco del 6,802% pochi minuti prima.
Come accaduto lunedì, anche ieri la seduta è stata dunque scandita dalle vicende politiche italiane. Dopo essere progressivamente sceso fino al 6,59%, alle 16.15 lo spread ha ripreso progressivamente quota in un incalzare senza pause: è stato allora, infatti, che il voto sul rendiconto di Bilancio è stato approvato alla Camera con 308 voti a favore. Il provvedimento è insomma passato ma senza la maggioranza assoluta. Un dettaglio, questo, che potrebbe aver aumentato la confusione degli investitori internazionali sulle prospettive dell'Italia e agevolato quindi i flussi delle vendite dei nostri titoli di Stato.
A far salire la tensione ieri ha contribuito anche la diffusione della notizia che Lch Clearnet, che gestisce la stanza di compensazione per le transazioni internazionali di bond e pronti contro termine, avrebbe aumentato i margini di garanzia sui BTp. Un'ipotesi che aumenterebbe i costi di detenere titoli di stato italiani determinando un'ulteriore pressione di vendita su tali titoli. I rumors - diffusi dal Wall Street Journal - sono stati però presto smentiti direttamente dalla società indipendente londinese, seconda per importanza al mondo.
Il rendimento dei titoli di Stato italiani, ora, è a un passo dal 7% ritenuto da molti come un livello di non ritorno. Sfondando quel tetto, infatti, paesi come Grecia, Portogallo e Spagna hanno dovuto ricorrere agli aiuti economici europei. Difficile dire se per l'Italia possa valere lo stesso discorso, anche alla luce del fatto che la stessa Banca d'Italia nei giorni scorsi ha segnalato che tassi all'8% sarebbero sostenibili per i conti italiani. Di certo, tuttavia, «è difficile credere che questo tipo di rendimenti obbligazionari possano essere tollerabili per lungo tempo», segnala un analista obbligazionario.
La nuova impennata degli spread ha spinto del resto a intervenire sul tema anche diverse personalità politiche ed economiche. Tra queste, c'è il commissario europeo agli Affari economici Olli Rehn, che ha avvertito che «la situazione economica e finanziaria dell'Italia è molto preoccupante». Per quanto concerne gli spread dei bond italiani, certamente «siamo preoccupati per la situazione che stiamo seguendo molto da vicino, ma non voglio fare commenti o sostenere che un particolare livello é drammatico», ha aggiunto il commissario Ue.
Anche Emma Marcegaglia ha segnalato i rischi che incombono sull'economia italiana con tassi così alti. «Con uno spread a 500 punti base non possiamo andare avanti a lungo» ha detto la leader degli industriali intervenendo all'inaugurazione del salone del motociclo alla Fiera di Milano. Uno spread così «significa una restrizione del credito enorme» ma anche una «molto scarsa credibilità sui mercati» e «una situazione per i conti pubblici non sostenibile», ha aggiunto il presidente di Confindustria. In linea anche Roberto Nicastro, direttore generale di UniCredit, secondo cui «i Btp così alti sono un veleno per la nostra economia».
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