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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2011 alle ore 06:37.

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ROMA
Nessun rinvio delle dimissioni del premier, nessun timore di una paralisi istituzionale. Nel giorno della Caporetto sui mercati finanziari, Giorgio Napolitano ha preso saldamente in mano le redini della situazione, per rassicurare i mercati e i preoccupatissimi partner europei che la barra della crisi politica è saldamente nelle sue mani. Il recupero in chiusura di seduta dello spread (552 punti) si deve in gran parte al suo intervento. E poi, la mossa a sorpresa che prefigura e perfino anticipa le prossime mosse del Capo dello Stato: la nomina di Mario Monti senatore a vita. Un segnale preciso, perché è proprio quello del presidente della Bocconi il nome più accreditato per la formazione del nuovo governo. Se il niet è a un «governo tecnico», ecco pronta una figura a questo punto istituzionale, sulla quale ben pochi potranno obiettare.
Il primo punto fermo: per «fugare ogni equivoco o incomprensione», Napolitano fa sapere ai mercati che non esiste «alcuna incertezza» sulle dimissioni di Silvio Berlusconi. È stato proprio l'annuncio del passo indietro e non la decisione immediata, ma soprattutto la contestuale dichiarazione di Berlusconi che dopo le sue dimissioni ci saranno le elezioni, a far precipitare lo spread ai massimi storici. Il secondo punto fermo è che la legge di stabilità sarà approvata entro fine settimana. Per rafforzare l'annuncio, Napolitano (informato personalmente dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti sui contenuti del maxiemendamento) chiama in causa gli accordi intervenuti tra i presidenti di Camera e Senato, nonché tra i gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione. Intendimenti verificati di persona nel corso dei suoi contatti telefonici. Ricevute le dimissioni di Berlusconi, procederà «con la massima rapidità» alle rituali consultazioni. Il terzo punto fermo è che con altrettanta rapidità valuterà se vi siano le condizioni per la formazione di un nuovo governo «che possa con la fiducia del Parlamento prendere ogni ulteriore necessaria decisione», oppure se dare avvio alla campagna elettorale, «da svolgere entro i tempi più ristretti». Secondo le indicazioni emerse ieri, il tutto potrebbe concludersi entro domenica sera, prima della riapertura dei mercati, al massimo lunedì.
Anche in caso di ricorso alle urne – rassicura il presidente della Repubblica – non hanno ragion d'essere i timori di un «prolungato periodo di inattività governativa e parlamentare». È sempre possibile, in ogni momento adottare, se necessario, provvedimenti di urgenza.
Ha parlato al telefono sia con Pier Ferdinando Casini che con Pier Luigi Bersani, da cui ha acquisito la disponibilità a un iter superaccelerato della legge di stabilità. Contatti naturalmente anche con la maggioranza per verificare fin d'ora se le aperture emerse ieri verso un governo di transizione siano reali oppure no. Napolitano si prepara in ogni caso ad entrambi gli scenari prospettati nella nota, con un imperativo categorico sopra tutti: fare in fretta. «Dobbiamo riguadagnare dignità e fiducia». Solo così potremo uscire «da una stretta molto pericolosa sui titoli del nostro debito pubblico e sulle condizioni dei nostri istituti di credito». Occorrono decisioni immediate «e via via nei prossimi anni, che diano il senso di una rinnovata responsabilità e coesione nazionale». Sono «ore difficili e delicate».
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ORA PER ORA IL FILM DELLA GIORNATA
Ore 9:00 Berlusconi: si tornerà alle urne
Silvio Berlusconi interviene a Mattino 5 condotto da Maurizio Belpietro (foto): il premier si dice convinto «che non si andrà alla formazione di nessun altro governo diverso dal nostro e che si tornerà alle urne»
Ore 12:00 Tremonti al Quirinale
Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti (nella foto con Giorgio Napolitano) sale al Colle per illustrare al presidente della repubblica i contenuti del maxi-emendamento alla legge di stabilità che sarà presentato più tardi al Senato
Verdini (nella foto con Destro) e Romani incontrano per caso a due passi dalla Camera Sardelli, Gava e Destro, tra i primi a dissociarsi dalle scelte del Pdl. Baci e abbracci si sprecano. Perché, dice Verdini, «sono amici, quali dissidenti»
Ore 17:00 Verdini abbraccia i «ribelli»
Ore 18:00 Maxi-emendamento al Senato
Giulio Tremonti deposita in commissione Bilancio del Senato il testo del maxi-emendamento al disegno di legge di stabilità. Il ministro rimane in Commissione per illustrare il testo ai senatori
IL POTERE DI NOMINA

I senatori a vita salgono a sette
L'articolo 59, secondo comma, della Costituzione attribuisce al presidente della Repubblica la facoltà di nominare «senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario»
«Mario Monti – si legge nella nota del Quirinale – professore di economia politica e presidente della Università Bocconi di Milano è stato membro della Commissione europea dal 1994 al 2004 ed è autorevolmente partecipe di numerose istituzioni europee e internazionali»
Salgono così a sette i senatori a vita: Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi (ex capi di Stato), Giulio Andreotti, Rita Levi Montalcini, Emilio Colombo e Sergio Pininfarina

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