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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2011 alle ore 10:57.

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La legge di stabilità approdata alla Camera per l'approvazione definitiva bussa in particolare alle porte dei Comuni di Torino, Milano, Siena e Genova, delle Province calabresi e delle Regioni Lazio, Abruzzo e Molise.
Lo fa con la nuova regola che arruola anche gli enti territoriali nello sforzo collettivo per ridurre il maxi-debito pubblico che ha messo il nostro Paese nel ciclone dei mercati finanziari.

I dettagli sono affidati a un decreto del ministero dell'Economia, ma il cuore della norma è fissato dalla legge: gli enti che hanno sulle spalle un debito maggiore alla media del loro comparto saranno chiamati a ridurre progressivamente il passivo, e il primo strumento sarà la cessione degli immobili ai fondi creati dall'Economia per la dismissione del patrimonio pubblico. Insieme all'altra novità introdotta dal maxiemendamento, che abbassa progressivamente fino al 4% nel 2014 il rapporto tra oneri di servizio al debito ed entrate da tributi, trasferimenti e tariffe e per chi sfora blocca la possibilità di nuovi mutui, il pacchetto anti-debito investe in pieno le amministrazioni territoriali che negli anni hanno accumulato un debito maggiore.

Nel complesso, in realtà, il debito locale è rimasto abbastanza stabile, intorno ai 113 miliardi di euro, il 7% del Pil: il 44% di questo passivo, secondo i monitoraggi della Banca d'Italia, è a carico dei Comuni, le Regioni sono titolari del 38% e il resto è diviso fra Province e altri enti (Comunità montane, consorzi ecc).
Dietro a tanta stabilità, però, si nasconde un quadro decisamente variegato. Tra i capoluoghi di Provincia primeggiano nel debito Torino e Milano, gli unici a superare i 3mila euro di rosso comunale per abitante contro a una media dei capoluoghi di Provincia che si attesta a 1.235 euro. Torino continua a pagare la super-esposizione legata alle infrastrutture delle Olimpiadi invernali del 2006, e gli investimenti nelle opere pubbliche sono anche la base su cui è cresciuto il super-debito milanese ora impigliato nella rete dei derivati.

Assumendo come parametro di riferimento i soli capoluoghi di Provincia, sono 32 quelli che nell'ultimo certificato consuntivo registrano un indebitamento per cittadino superiore alla media, e che dunque saranno nel mirino della nuova regola, mentre fra le Province sono 54 gli enti che superano la media dei 194,7 euro per abitante. In cima alla classifica, in questo caso, ci sono molte amministrazioni meridionali, a partire da Cosenza, Catanzaro e Vibo Valentia che superano i 500 euro di «rosso» a residente. Tra le Province del Nord spiccano invece i casi di Brescia, Biella e e Verbania, tutte poco sopra i 400 euro a cittadino.

I debiti dei Governatori, invece, sono stati alimentati negli anni soprattutto dagli extra-deficit sanitario che hanno comportato i piani di rientro e le super-aliquote nel tentativo di recuperare. La Corte dei conti offre un indicatore sensibile, dato dal rapporto tra servizio al debito ed entrate tributarie, che vede in testa il Lazio (11,8 miliardi di rosso), seguito da Abruzzo e Molise.
Per essere completa, la lotta al debito locale dovrebbe abbracciare anche quello delle società partecipate. Oggi la maggior parte è fuori dall'elenco Istat della Pa, e quindi non è calcolata nel debito pubblico "ufficiale"; queste passività, però, esistono, e pesano sui conti.

gianni.trovati@ilsole24ore.com

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