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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2011 alle ore 07:41.

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Premier incaricato Mario Monti. (Emblema)Premier incaricato Mario Monti. (Emblema)

La prima giornata di consultazioni per Mario Monti è anche quella dove i nodi sono venuti al pettine. Tutto è girato ancora sullo stesso punto: l'ingresso dei politici nella squadra di governo. Un dilemma che ha impegnato segreterie dei partiti e cronisti ed è così che alla conferenza stampa serale, la prima domanda è andata dritta lì.
Entreranno politici? Il premier incaricato non nega l'impasse ma lo supera. «È una questione che non vorrei drammatizzare: mi è sembrato importante dare un segnale aperto ai partiti, è una disponibilità, un desiderio. Ma se ritenessero che in questa fase non è opportuna la loro presenza l'importante comunque è che diano un appoggio senza il quale non mi accingerei neanche al compito». In sostanza, Monti vorrebbe dare natura politica al suo Governo ma i partiti non vogliono in questo momento passare, di colpo, da avversari a 'conviventi' in un Esecutivo di larghe intese.

Hanno, cioè, necessità di una fase di «decantazione», come la chiama lo stesso Monti che coglie la difficoltà di un passo così repentino. Ma non esclude un futuro. «Se poi alcuni politici entreranno sarà un bene: non è indispensabile che i segretari dei partiti vi partecipino, è indispensabile che lo appoggino».
Dunque, quello che ci si aspetta è che al termine del giro di consultazioni ‐ oggi ‐ il premier possa stilare una lista di ministri prevalentemente tecnica. O forse solo con qualche incursione 'mista' come può essere la figura di Giuliano Amato, già ministro e premier, candidato agli Esteri o anche in un ruolo 'interno' - magari da vicepremier - per la sua esperienza sia a trattare con il Parlamento che con le parti sociali. Per la verità rumors lo accreditavano in tandem con Gianni Letta ma dai partiti continuavano a smentire. Quello che è più certo è che Monti possa ricoprire anche il ruolo di ministro dell'Economia, almeno in una prima fase.

Se un nodo sono i politici in squadra, l'altro è quello della durata del Governo. Problema che il premier ha liquidato mettendo nell'angolo chi ‐ come l'Idv e in parte il Pdl ‐ ha provato a dare scadenze anticipate. «L'orizzonte temporale è la fine della legislatura. Ovvio che il Parlamento può decidere in qualunque momento che il Governo non è più degno della sua fiducia. Se però venisse prefissata una data, questo toglierebbe credibilità alla prospettiva del Governo. E non lo accetterei». Un anno e mezzo, quindi, fino alla primavera del 2013 per trasformare «crisi in opportunità di rilancio e speranza non solo per l'economia, ma anche per i valori di una comunità civile».

Il fatto è che l'economia è l'asse intorno al quale nasce e si muove l'Esecutivo Monti. E se le aspettative sono nel segno dell'austerità più assoluta, lui cerca di mitigare i timori. Frena sulla necessità di una manovra correttiva dicendo che «è prematuro» deciderlo ora. E soprattutto rassicura: «Non ho mai detto lacrime e sangue ma sacrifici forse sì. Credo che anche le forze politiche abbiano percepito la serietà della situazione». Talmente seria che ieri i mercati e soprattutto lo spread Btp-Bund è tornato a quel livello 500. Ma anche qui Monti mantiene il sangue freddo. «I mercati avranno un'impazienza temperata con razionalità: non ne trascuro l'importanza ma agiamo in democrazia e sono necessari determinati tempi».

I tempi, appunto. Oggi finiranno le consultazioni con Pd e Pdl ‐ ma verranno ascoltate anche le parti sociali e la rappresentanza delle donne e dei giovani ‐ poi la lista dei ministri già in serata o domani. A fissare una dead line per il voto di fiducia è Gianfranco Fini che fissa «entro venerdì» il prevedibile via libera del Parlamento. Intanto ieri le parole-slogan di Monti ‐ dopo crescita ed equità ‐ sono state «coesione» e «giovani». Coesione tra «Nord e Sud» e come «fattore di sviluppo economico» citando l'esempio della Germania dove «esiste anche a livello di impresa, sotto forma di consultazione e dialogo serrato, tra il management, i lavoratori e le loro rappresentanze. È uno degli elementi della buona performance dell'economia tedesca». E questo è già un indizio su metodo e riforme.

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