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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2011 alle ore 14:33.

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Una "Lady di ferro" che ha girato per anni l'Italia come prefetto e anche commissario pronto a risolvere situazioni d'emergenza. Anche l'ultimo ruolo di Anna Maria Cancellieri prima di approdare al Viminale - seconda donna dopo Rosa Russo Jervolino nel 1998 - ha questo carattere, visto che appena un mese fa è stata nominata commissario del Comune di Parma, per cercare di ricomporre i disastri finanziari della giunta di Pietro Vignali.

Un ruolo che aveva già avuto nel 1994 e analogo a quello avuto a Bologna nel 2010, quando il Comune fu travolto dallo scandalo "Cinzia gate" che portò alle dimissioni il sindaco Flavio Delbono. Quando furono indette le elezioni per la nuova giunta, si era anche parlato di una sua possibile candidatura a sindaco per l'Udc, scenario che però sfumò presto. Ma l'esperienza emiliana è stata molto importante per lei, come viene raccontato anche nel libro di Ilaria Chia "Me lo ha chiesto la città".

Romana, 67 anni, Cancellieri ha iniziato la sua carriera a 19 anni, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, per laurearsi poi in Scienze Politiche e trasferirsi a Milano, dove nel 1972 viene assunta come funzionario al ministero dell'Interno. Un anno dopo inizia la sua carriera di prefetto, che la porta a Genova, a Vicenza, Brescia, Bergamo, Catania, città dove gestì il delicato caso dell'ispettore Raciti ucciso negli scontri dopo la partita Catania-Palermo e fu commissario del teatro Massimo Bellini. Una donna e una professionista da cui molti si aspettano una sorta di pugno di ferro e nessuno sconto. Nemmeno sul fronte delle "quote rosa": «L'8 marzo lo abolirei - disse nel suo discorso di insediamento al Comune di Bologna - la donna non deve sentirsi razza a parte, perché siamo molto meglio degli uomini».

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