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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2011 alle ore 07:43.

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Silvio Berlusconi lascia la poltrona di premier al tecnico Mario Monti ed è il sesto leader che cade vittima della crisi dei debiti sovrani in Europa in soli dieci mesi, in attesa che domenica diventino sette con la successione allo spagnolo Zapatero. Sette Esecutivi su 17 componenti dell'Eurozona hanno dato forfait in anticipo, il 41% dei Governi di Eurolandia, un ciclone.

Berlusconi è stato preceduto dal premier conservatore d'Irlanda Brian Cowen, sostituito dal centrista Enda Kenny, il socialista José Socrates del Portogallo che ha passato la mano al conservatore Pedro Passos Coelho, la slovacca liberal-conservatrice Iveta Radicova che resta in carica fino al voto del marzo 2012, dal premier sloveno Borut Pahor caduto a settembre e dal greco George Papandreou rimpiazzato dall'ex banchiere della Bce Lucas Papademos. Domenica, all'elenco si aggiungerà il socialista spagnolo Zapatero che verrà sostituito con tutta probabilità dal popolare Mariano Rajoy. Cambia il panorama politico europeo dove hanno perso il posto rispettivamente tre conservatori e quattro progressisti, con l'entrata in campo di due tecnici.

Irlanda. Il 9 marzo Enda Kenny è diventato premier irlandese sostituendo Brian Cowen. Il nuovo leader del partito centrista Fine Gael, vincitore delle elezioni anticipate del 25 febbraio, ha varato misure di austerità su pensioni e stipendi dopo aver incassato 85 miliardi dalla Ue e Fmi. Kenny ha difeso l'aliquota sugli utili delle imprese al 12,5%, motore del boom. Il 13 luglio però Moody's ha declassato il rating irlandese a junk spiegando che Dublino avrà bisogno di altri soldi».

Portogallo. Vittima della crescita asfittica e scarsa competitività José Sócrates ha lasciato l'incarico di premier al conservatore Pedro Passos Coelho. Nel voto di giugno il suo partito è stato sconfitto dal partito Social Democratico (PSD), centro destra. Il nuovo leader il 14 ottobre ha presentato una Finanziaria lacrime e sangue dove si tagliano le tredicesime e aumenta l'orario di lavoro agli statali. Questi dovranno rinunciare alla 14ma mentre sale l'Iva in cambio di 78 miliardi di aiuti. «Non avremmo mai dovuto arrivare a questo punto», ha detto Passos Coelho. Ieri intanto la troika ha dato il via libera alla nuova tranche di aiuti da 8 miliardi.

Slovenia. Elezioni anticipate anche in Slovenia il 4 dicembre dopo la caduta del governo a settembre. L'Esecutivo di centro-sinistra del premier Borut Pahor è caduto perché i partiti minori della coalizione si sono schierati contro i tagli a pensioni e spesa pubblica.

Slovacchia. Per ironia della sorte Iveta Radicova è stata affondata dall'Efsf, il fondo salva-stati, strumento che doveva favorire la soluzione della crisi del debito. Il presidente slovacco Ivan Gasparovic ha annunciato il voto anticipato per il 10 marzo 2012. Il governo uscente, formato da 4 partiti (Sdku, Sas, Kdh, Most Hid) di centro destra, è stato sfiduciato durante il voto sul Fondo. L'Efsf è stato poi approvato grazie ai voti dell'opposizione socialdemocratica (Smer) in cambio del voto anticipato.

Grecia. Un referendum indigesto al duo Sarkozy-Merkel ha mandato a picco il premier socialista, George Papandreou. Il nuovo premier, Lucas Papademos, ex banchiere Bce, 64 anni, ha un compito arduo davanti a sé. Nel discorso in aula (ieri ha ricevuto la fiducia), ha preannunciato una serie di liberalizzazioni, il taglio di 30mila statali e privatizzazioni.

Spagna. Il 2 aprile il premier José Luis Zapatero ha detto di non volersi ricandidare alle elezioni, che si terranno domenica e che vedono favorito il leader del partito popolare Mariano Rajoy. Dopo aver perso due legislative con Zapatero, il suo trionfo con 17 punti di vantaggio nei sondaggi è scontato. La crisi economica è grave. Tre anni fa la Spagna cresceva al 3% e la disoccupazione era all'8%. Adesso la crescita del terzo trimestre è zero, ed i senza lavoro sono il 21,5%. «Ci sono 5 milioni di spagnoli che vogliono lavorare e non possono. La situazione è insostenibile per il debito - ha detto Rajoy -. Spendiamo 70 miliardi in più di quanti incassiamo. Bisogna cambiare rotta».

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