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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2011 alle ore 09:15.

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Per i sindacati «i sacrifici devono coniugarsi con l'equità». È «apprezzabile» il metodo scelto da Mario Monti – che ha convocato Cgil, Cisl, Uil, Confsal e Ugl a palazzo Grazioli alla vigilia della formazione del nuovo Governo – e «in attesa di conoscere nel merito le decisioni», confermano la «disponibilità a confrontarsi sulle riforme necessarie alla crescita».

Il vertice di ieri pomeriggio con le parti sociali è stato preceduto da un incontro riservato tra i leader di Cgil, Cisl e Uil che nonostante i diversi punti in comune (la richiesta di una patrimoniale per le grandi ricchezze, di un fisco che premi il lavoro, la contrarietà alla reintroduzione dell'Ici sulla prima casa), confermano differenti posizioni. Si oscilla tra l'indisponibilità a «firmare deleghe in bianco» di Susanna Camusso che chiede «discontinuità» al nuovo Esecutivo, al «pieno sostegno» a Monti espresso da Raffaele Bonanni e, sia pure in maniera più sfumata, da Luigi Angeletti. Inoltre la leader della Cgil insiste su un nuovo "patto di cittadinanza" che poggia sul principio dell'equità fiscale per i cittadini, mentre il numero uno della Cisl rilancia il "patto sociale" sul modello del modello concertativo del 1992-1993 concordando un pacchetto di provvedimenti, con uno scambio tra parti sociali e Governo.

Ma vediamo le posizioni espresse al termine del vertice. Sospende il giudizio Susanna Camusso che pur «apprezzando» la convocazione, un «gesto che non è dovuto ma è una scelta di relazione con le parti sociali», si riserva di valutare l'operato del nuovo Governo «in base alle misure concrete, visto che ancora siamo di fronte ad affermazioni di metodo».

Per Camusso serve un "patto di cittadinanza", con «una definizione del patto fiscale tra cittadini e Paese che è stato ampiamente messo in discussione»; tradotto nel concreto vuol dire «equità, introduzione della patrimoniale, centralità del lavoro, con l'abbassamento della precarietà».

Mentre Raffaele Bonanni ha espresso «simpatia per questa esperienza», auspicando che il nuovo Governo possa «rassicurare i lavoratori affrontando le urgenze trascurate negli ultimi quindici anni». Bonanni ha ribadito che «il rigore è d'obbligo», vista «la condizione pietosa in cui si trova la nostra economia», ma va «accompagnato dall'equità sociale». Il segretario generale della Cisl è convinto che serva «un periodo consistente per fronteggiare la situazione», il governo Monti «deve durare fino alla fine della legislatura», nella primavera del 2013. In questo arco temporale il perimetro d'azione potrebbe essere definito da un "patto sociale" tra le parti sociali ed il governo, per «favorire la coesione sociale».

Luigi Angeletti considera un «buon auspicio» la linea illustrata al tavolo con le parti sociali da Monti: «Ha detto che la questione più importante è la crescita e quindi che non si dovrà preoccupare solo del risanamento dei conti pubblici», perché «se non torniamo a produrre ricchezza difficilmente riusciremo a pagare i debiti». Il leader della Uil ieri ha ribadito la «disponibilità a discutere ogni riforma funzionale alla crescita, senza porre alcun veto», consapevole che «la situazione è molto seria, molto di più di quanto la maggioranza dei cittadini presuma». La Confsal in un suo documento ha chiesto di coniugare legalità, equità, rigore e sviluppo: «La grave situazione del Paese – ha detto il segretario Marco Paolo Nigi – obbliga governo e parti sociali a concorrere nella realizzazione di riforme condivise ed eque puntando sulla coesione sociale». Per Giovanni Centrella (Ugl) serve una «seria riforma fiscale con l'inserimento di una tassa patrimoniale e, contemporaneamente, bisogna consegnare al Mezzogiorno un vero piano di rilancio».

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