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"Nel calcio non c'è razzismo, forse qualche parola o gesto non corretti. Ma in questi casi basterebbe dire che questo è solo un gioco e stringersi la mano". E' bastata questa frase, pronunciata dal presidente della Fifa Joseph Blatter, per scatenare un'autentica bufera ai vertici del calcio, soprattutto in Inghilterra, dove proprio in questi giorni la Football Association è alle prese con i casi di razzismo che coinvolgono John Terry e Luis Suarez.

Gordon Taylor, direttore esecutivo della FA, ha chiesto subito le dimissioni dello svizzero: "Questa è la goccia che fa traboccare il vaso, credo che sia giunto il momento di voltare pagina e di dare fiducia a Michel Platini". Impietoso anche il commento di Rio Ferdinand, difensore del Manchester United, che su Twitter ha scritto: "Ditemi che il commento sul razzismo di Blatter non è vero - le parole dell'inglese -. Mi sento uno stupido per aver pensato che il calcio stesse assumendo un ruolo di primo piano contro il razzismo".

Blatter ha poi corretto il tiro, assicurando di essere stato frainteso nelle sue parole, anche se non è bastato per rilassare gli animi: "Voglio chiarire che sono assolutamente impegnato nella lotta contro il razzismo e contro qualsiasi tipo di discriminazione nel calcio e nella società - spiega il numero uno della Fifa in una nota -. Guido personalmente questa battaglia contro il razzismo nel calcio e la Fifa lo sta facendo con campagne come 'Say No to Racism'. I miei commenti sono stati fraintesi. Quello che volevo dire è che durante un incontro i giocatori lottano con gli avversari e a volte fanno cose sbagliate. Ma normalmente, alla fine di un match, ti scusi con l'avversario con il quale ti sei confrontato e ti dai una stretta di mano".

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