Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2011 alle ore 06:37.

My24

Pochi ricordano che una discreta fetta della miglior classe politica della Prima Repubblica veniva dall'ufficio studi della Banca Commerciale. Due nomi su tutti: Ugo La Malfa e Giovanni Malagodi. Una fucina di teste d'uovo economiche e politiche, da cui negli anni '80 è transitato anche Mario Monti, come consulente. Tanto apprezzato che a inizio degli anni '90 della storica Comit - la più milanese ma anche la più internazionale delle banche italiane - ne diventa vice presidente. Da tempo la banca di piazza Scala è stata incorporata nel grande gruppo Intesa Sanpaolo, da cui arriva il nuovo superministro dello Sviluppo e Infrastrutture, Corrado Passera. Un destino? Evidentemente nel codice genetico del gruppo Intesa c'è un filone politico-pubblico che lo rende un po' diverso dalle altre realtà italiane. Forse perché raggruppa esperienze che hanno rappresentato una storia. Come quella della Cariplo - altro colosso confluito nel gruppo che vide tra i suoi presidenti anche un politico di formazione come Roberto Mazzotta - e che ha lasciato l'eredità pubblicistica alla Fondazione, guidata da Giuseppe Guzzetti, anche lui politico di lungo corso e presidente dell'Acri. Quindi nessuna sorpresa vedere che nella nuova compagine di governo compare Elsa Fornero, economista e docente universitario, ma anche vice presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, presieduto da Giovanni Bazoli, peraltro anche lui da sempre punto di riferimento di una vasta area politico-culturale, oltre che economica. Sliding doors tra banca e politica? Un po' come la tanto evocata Goldman Sachs, solitamente fornitore netto di classe dirigente ad ogni cambio di amministrazione americana? Si tratta di un quadro del tutto diverso, ma quello emerso con la formazione dell'esecutivo Monti probabilmente è l'inizio di un ciclo che vedrà l'innesto all'interno delle istituzioni di una nuova classe dirigente di formazione finanziaria. Specie in tempi in cui le emergenze sono di finanza globale, dove quindi le competenze (e le connessioni) contano davvero molto. Monti nel suo giro di consultazioni preventivo ha visto prima di altri Mario Draghi e Ignazio Visco, a rimarcare qual è la sua missione. Il presidente della Bce e il governatore della Banca d'Italia hanno rivisto con Monti le priorità sul tappeto, a rimarcarne la piena condivisione, in pieno accordo con il Capo dello Stato. Una presenza di uomini di finanza, evidentemente, era necessaria, ma sempre con una visione "politica" della funzione pubblica, non meramente tecnica. Una caratteristica che calza al neo ministro per la Coesione, Fabrizio Barca, alto dirigente del Tesoro proprio sui temi di cui si andrà ad occupare e con un passato di economista di punta in Banca d'Italia. Con una particolare attenzione ai limiti del capitalismo italiano, come dimostra una importante ricerca di qualche anno fa su «Allocazione e riallocazione della proprietà e del controllo delle imprese».
Di capitalismo globalizzato è esperto Vincenzo La Via, che potrebbe essere nominato prossimo direttore generale del Tesoro in caso di nomina di Vittorio Grilli ad altro incarico. La Via è Chief Financial Officer della Banca Mondiale, e ha un passato da direttore del debito pubblico, sempre a Via venti Settembre, ma nel curriculum compare anche un passaggio di qualche anno come cfo di Banca Intesa. E si torna sempre lì, anche sul solco della tradizione, visto che La Via è nipote di Sergio Siglienti che della Comit fu per anni presidente. Ma le altre banche? Nell'esecutivo c'è un Profumo, ma è Francesco, non quell'Alessandro già a capo di Unicredit e da tempo pronto a entrare in politica. Ma Unicredit, l'altro colosso italiano, ha comunque dato il suo contributo: il nuovo ministro del Turismo, Piero Gnudi, fino a ieri era nel cda di Piazza Cordusio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi