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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2011 alle ore 06:38.

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ROMA
«Festeggiamo oggi la fine di uno stile, quello stile commercial-pornografico che ha segnato la stagione berlusconiana; però non festeggiamo la fine di una politica. Avevamo aperto credito nei confronti del governo Monti apprezzandone il livello e la scelta di alcuni ministri. Le sue dichiarazioni programmatiche ci hanno invece delusi». Parole durissime quelle del leader di Sel Nichi Vendola dopo il discorso di Mario Monti al Senato. «Le dichiarazioni programmatiche di Monti - rincara ancora il governatore della Puglia - rappresentano un profilo politico conservatore e anche un elemento di continuità con le politiche economiche e sociali del governo Berlusconi. Una linea diametralmente opposta rispetto a quella del Pd che è invece pronto a dimostrarsi il socio più leale dell'alleanza che sostiene il premier, ma resta in campo con le sue proposte. E rivendica un ruolo centrale del parlamento nelle riforme. «Nelle parole di Monti ho visto passione civile e orgoglio italiano, la voglia di unire equità e crescita» ha commentato Pier Luigi Bersani che oggi parlerà alla Camera durante il dibattito sulla fiducia. Il Pd, ha chiarito subito dopo il segretario, intende presentare «proposte in ogni campo per contribuire e sostenere lo sforzo» e «a rendere ancora più evidente la svolta».
A largo del Nazareno assicurano che Bersani è «molto soddisfatto» dell'esordio di Monti, tanto che «sembrava sulle linee programmatiche di governo riformista e di centrosinistra». Per esempio sulla tracciabilità dei pagamenti, sul fisco, sulle riforme, tutti impegni «che potevano stare benissimo in un programma del Pd». Certo, però, «non è il governo del Pd» e «potranno esserci proposte che non condividiamo al cento per cento», ma «garantiamo responsabilità» sempre in nome del principio «prima l'Italia», ha assicurato Bersani.
L'avvio della "fase due", dopo l'uscita di scena di Silvio Berlusconi, è stata a lungo dibattuta ieri mattina in due riunioni ai gruppi di Camera e Senato. Al segretario e al gruppo dirigente sono arrivati grandi elogi per come è stato gestito il passaggio. Ora, è stata la linea, bisogna caratterizzare questa fase nuova che si apre. Intanto serviranno proposte di profilo parlamentare, con un chiaro segno di stampo progressista e democratico. Poi il Pd, e ne ha parlato Massimo D'Alema, dovrà caratterizzarsi come il vero partito che sostiene il governo davanti a un Pdl che già traballa. La linea di Monti «sta dentro il dibattito del Pd», hanno sottolineato al Nazareno. Intanto, «non si parla di licenziamenti e si ragiona sui contratti da fare e non di quelli che ci sono, dunque di giovani che in ogni caso entrerebbero da precari, e comunque dentro un ragionamento di politiche sociali e ammortizzatori». Questo, si insiste al Pd, «è un approccio che sta dentro l'alveo democratico». Adesso si attende di conoscere dai ministri le linee programmatiche che saranno presentate alle commissioni parlamentari. E il luogo scelto ha la sua importanza.
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