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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2011 alle ore 08:12.

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ROMA
Con il primo Consiglio dei ministri operativo il neo premier, Mario Monti, dimostra con i fatti l'attenzione al federalismo fiscale. Lo aveva ribadito anche ieri alla Camera nel corso del voto di fiducia che il nuovo Governo avrebbe seguito il processo di attuazione e così lunedì prossimo a Palazzo Chigi verrà approvato in prima lettura il nono e ultimo decreto attuativo del federalismo fiscale, quello sul trasferimento di funzioni a Roma Capitale.
Sarà questo l'esito più concreto del Consiglio di lunedì. Ma la riunione servirà anche per fare un giro di tavolo anche sulle prime misure da adottare. Che comunque arriveranno con un unico pacchetto. Come ha annunciato lo stesso primo ministro al termine del voto di fiducia a Montecitorio, lunedì non si parlerà di viceministri e sottosegretari. Per completare la compagine governativa servirà ancora qualche giorno soprattutto per la trattativa che si è innescata con le differenti forze politiche.
Monti pensa a una squadra di sottosegretari e viceministri di 22-25 nomi (incluso Antonio Catricalà nominato sottosegretario alla Presidenza). Ma già si pensa ad elevare la soglia quanto meno per garantire un'adeguata copertura dei lavori delle 28 commissioni parlamentari permanenti. Quanto al profilo dei nuovi membri del governo, i partiti considerano ancora aperta la possibilità di indicare, in proporzione alle rispettive forze, nomi di ex parlamentari o comunque tecnici di area. I due requisiti elencati oggi dal premier («sobrietà e competenza») sono considerati un vademecum: si cercano nelle proprie fila personalità di profilo alto. Tra le partite più complesse quella dell'Economia. Dopo aver lasciato immutato lo staff con Vincenzo Fortunato attualmente confermato a Capo di gabinetto, si cercano i quattro viceministri che dovranno affiancare il premier nel suo interim a Via Venti Settembre. In corsa Guido Tabellini (Bocconi), Paolo De Ionna e Anna Maria Tarantola (Bankitalia), mentre sembrano essere in discesa le quotazioni di Vittorio Grilli (Tesoro). Sul fronte Finanze il nome nuovo circolato ieri a Montecitorio sarebbe quello di Gianni Marongiu, ordinario di diritto tributario a Genova.
Nel toto viceministri entrano anche l'ex commissario dell'Autorità dell'energia, Tullio Fanelli (allo Sviluppo economico con delega all'Energia). Dalla stessa Authority potrebbe approdare al ministero anche Carlo Crea. Carlo Malinconico (Fieg) potrebbe essere nominato sottosegretario alla Presidenza con delega all'editoria. Con lo stesso incarico ma alla Funzione pubblica si fa il nome di Francesco Verbaro. In area Pd tra i papabili vengono inseriti Giampaolo D'Andrea ai rapporti col Parlamento e Vasco Giannotti. Cristina De Luca viene citata in area Api. Mentre dentro Fli circolano i nomi di Umberto Croppi, Federico Eichberg e Italo Cucci. Di area Udc sono Francesco D'Onofrio e Gianluigi Magri. Per le riforme spunta anche il nome Luca Antonini, supertecnico di Calderoli esperto di federalismo.
Quanto al decreto su Roma Capitale, si tratta di un varo sul filo di lana visto che proprio tra 48 ore scadrà la delega per chiudere la prima fase dell'attuazione del provvedimento. Il Dlgs in agenda per dopodomani, contestato dalla Lega, contiene una sorpresa: i consiglieri comunali, con una modifica al primo decreto istitutivo di Roma Capitale, passeranno da 48 a 60. Un punto oggetto di un lungo braccio di ferro già nel corso del varo del primo decreto (Dlgs 156/10) e che certo si ripeterà in Bicamerale dove il provvedimento approderà per l'esame delle Camere.
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